Casorezzo (MI), 18 Ottobre 2014
Cari miei,
sono tornato mezz'ora fa. Le mie ultime nove ore di vita sono state così scandite: tre ore di macchina, tre ore di stadio, altre tre ore di macchina. Sono piuttosto stanco e depresso perché siamo allo sfacelo completo: tre goal, un rigore sbagliato e un'espulsione. Oggi anche il trio Rosina, Martinho e Calaiò è stato alquanto opaco e mi ha stupito la scarsa determinazione dei nostri pedatori. A un certo punto hanno visibilmente alzato bandiera bianca e non c'è stato verso per abbozzare il minimo pallido tentativo di reazione. I cori? Non mi sono piaciuti del tutto i giovinotti che li hanno intonati, ma non ho potuto fare a meno di condividere, in parte anche vocalmente, quello su Cosentino: per fortuna, visto che c'era il mio bambino con me e non mi sembrava il caso di offrire spettacoli poco edificanti (oltre a quello in campo), sono riuscito a riprendere il controllo. Tornando a casa, ho pensato a Sannino e poi a Pellegrino e mi sono dato una risposta sul perché si sia cominciato con quest'ultimo: solo un allenatore disposto a sedersi su una panchina a qualsiasi prezzo poteva lasciarsi imporre una campagna acquisti con vistosi buchi senza avere nessuna voce in capitolo. Se avessero iniziato con Sannino, o con chiunque altro, avrebbero dovuto starlo a sentire. Anzi avrebbero dovuto fargli delle promesse per convincerlo ad accettare l'incarico. A gennaio, stavolta, bisognera correre i ripari e forse riusciremo a salvarci. L'appuntamento con la serie A è rimandato. Possiamo pensare ormai a Pulvirenti come al più grande presidente della nostra storia passata. Cordialmente,
Marco Tullio