Veramente, caro Fabrux, non si tratta di scegliere tra Città Metropolitana di Catania o di Messina, ma di costituire un libero consorzio di comuni, cui aveva già aderito Taormina, che comprenderebbe la provincia nord dell'attuale provincia catanese e il lembo sud, da S. Alessio a Giardini, di quella messinese.
In poche parole, la parte migliore - sotto ogni profilo - sia dell'attuale provincia di ct che di quella di Messina. Un territorio omogeneo, a vocazione commerciale e turistica, che avrebbe compreso al proprio interno risorse con enormi potenzialità, oggi soffocate dalla sudditanza a ct oppure a me.
Ovvio che, di fronte a tale pericolo, si siano rinserrate le fila delle lobby catanesi e messinesi all'ars, col risultato che, per il momento non è stato più possibile costituire nuovi liberi consorzi né modificare i contorni delle province,
a dispetto delle votazioni dei comuni (ad Acireale, Santa Venerina, Acicatena e Aci s. Antonio si era votato per uscire dalla città metropolitana, ad Acicastello il sindaco grande sponsor dell'iniziativa aveva fatto retromarcia all'ultimo istante sotto chissà quali pressioni).
Insomma, non siamo liberi di scegliere il nostro destino. Non è però detta l'ultima parola. In ogni caso, l'ente città metropolitana, malgrado le pretese pro domo sua di Bianco, è ancora, grazie a Dio, del tutto fermo.
Ci volete chiamare buddaci? Fatelo pure, non ci offendiamo, è pur sempre meglio di essere chiamati catanesi.