In questi momenti si decidono i destini del glorioso Acireale.
Lo dico subito: non sono ottimista. Troppo tempo si è perduto; troppo l'ostracismo nei nostri confronti.
Ma in questo triste momento non dobbiamo dimenticare che l'origine dei nostri mali va rintracciata nel famoso "tradimento" di un gennaio di non molti anni fa, allorchè il Presidente dell'epoca acquistò il Catania e rallentò appositamente la corsa dell'Acireale lanciato verso la serie B.
Seguirono due anni in mano a vari prestanome, propedeutici alla mirata dichiarazione di fallimento.
Una debole ripresa, in seguito, con due promozioni strappate con le unghie e i denti e l'esaltante presenza del pubblico, che non ha mai abbandonato l'Acireale, forse nemmeno in questo momento.
Le sorti dell'Acireale, del resto, hanno da sempre una relazione inversa con quelle del Catania, è noto ed evidente (basta sovrapporre due grafici). Ai momenti di declino del ct sono corrisposti i nostri momenti di gloria e viceversa. Inevitabile, quindi, che la lunga permanenza dei rossoblu in serie A ci abbia danneggiato oltremodo. Che tristezza vedere, in questo momento di crisi economica, vedere sponsor acesi supportare il nemico di sempre (li comprendo, certo, è ovvio che investimenti nel ct hanno un ritorno infinitamente superiore, ma non posso giustificarli; l cuore non ha proprio alcuna importanza in questo mondo di m..?).
Detto questo, già da tempo mi aspettavo tempi grami. Speravo che avessimo potuto piegarci a vedere passare 'a china, ma il tempo non ci è stato concesso. E'venuta prima la crisi dell'Acireale di quella, anch'essa inevitabile senza lomonaco, del ct. Peccato.
Ora si pone il problema di che cosa fare.
Due cose non sono in ogni caso possibili
1) Reggerci sulle nostre sole gambe. Sarebbe stata la migliore delle soluzioni ma con il ct in serie A era evidente che non sarebbe stato possibile. Nessuno avrebbe arrischiato un intervento economico considerevole e mettersi contro le forze egemoni;
2) Accettare le profferte di pulvi e diventare un satellite del ct. Lo vieta la nostra storia, la nostra dignità, il nostro cuore (facciamo parte amministrativamente della provincia di ct, ma non ne facciamo parte intimamente: le forntiere amministrative non coincidono con quelle reali: gli abitanti di contrade più lontane, come che ne so, Assoro, Regalbuto, Nicosia si sentono a torto o ragione catanesi, noi no, e non c'è niente da fare). La nostra esistenza ha un senso in opposizione a Catania, può non essere ragionevole, ma è la nostra natura e il motivo per cui siamo così diversi da loro. Non abbiamo voluto l'accordo quando ci sarebbe persino convenuto, non lo possiamo fare certo ora, facendogli fare la parte del salvatore... No! Meglio scomparire!
L' unica cosa che vedo invece possibile, e mi duole dare ragione dopo tanto tempo a Trunz, è invece stipulare un accordo con lomonaco (è triste doversi turare così il naso, ma è d'obbligo la realpolitik, io continuerò a scriverlo minuscolo) e diventare un satellite del Palermo. Non è certo la soluzione migliore, non è chiaro lo spazio che potremmo avere (in presenza di Messina e Milazzo) ma non c'è niente di meno peggio sotto il sole, una volta che non si sono avviate le strade Napoli (e forse qualcun altra).
Spero che la dirigenza terrà conto di queste mie tristi valutazioni e decida di conseguenza. Ma occorre salvare il titolo e, se ancora possibile, la categoria, in attesa che l'onda lunga degli acquisti di lomonaco nel ct finisca per venir meno. Certo, la crisi del ct ci troverà già legati al Palermo, ma ora non c'è tempo da perdere.
Forza Acireale.
n.b. Un plauso ai giocatori granata, che ieri hanno avuto un sussulto d'orgoglio, e avrebbero anche potuto vincere, nonostante le attuali condizioni.