Riporto virgolettata l'interessante intervista a Gol Sicilia dell'ex allenatore dell'Acireale, Gardano.
"Gardano a GS.it: «Tanti problemi, ma sono orgoglioso di avere allenato l'Acireale Calcio»
Le esclusive di Golsicilia.it - ai nostri microfoni l'allenatore torinese
Ingaggiato dall'Acireale Calcio a luglio 2011, l'allenatore torinese Massimo Gardano ha guidato la formazione granata in serie D nel mese di maggio 2012, in seguito al doppio confronto dei play out contro il Marsala. Nella stagione agonistica conclusa da qualche settimana, mister Gardano dopo avere ottenuto in estate la conferma da parte della società acese, per un breve periodo ha allenato una squadra quasi interamente rivoluzionata dal calciomercato, prima di rassegnare le proprie dimissioni arrivate il 18 settembre dopo la sconfitta maturata nella domenica precedente a Ragusa. Arrivato in Sicilia in punta di piedi come scommessa del direttore Mario Marino, mister Gardano con il passare del tempo si è conquistato la stima e l'affetto dell'ambiente acese. Intervistato in esclusiva da Golsicilia.it, l'allenatore torinese ha parlato della sua esperienza lavorativa ad Acireale durata quattordici mesi.
Mister, si è dimesso dopo le tre sconfitte arrivate nelle prime tre giornate di campionato. Rifarebbe quella scelta?
«Alla luce dei fatti di tutto quello che è successo dopo, mi sento di dire che è stata la cosa più giusta da fare. Ho fatto una scelta sicuramente molto sofferta e dolorosa per quanto riguarda l'aspetto lavorativo di allenatore. Credo che le dimissioni arrivate a settembre, saranno le prime ed ultime della mia carriera poiché danno un segno di impotenza. Inoltre, sicuramente questi sette/otto mesi trascorsi a casa per me sono stati davvero pesanti come un macigno».
Intervistato qualche settimana in esclusiva Golsicilia.it, l'ex direttore sportivo dell'Acireale Pasquale Leonardo sulle sue dimissioni ha affermato che per lei non c'era più la serenità per poter lavorare...
«Sinceramente non ho avuto modo di leggere l'intervista in questione, ma se a me è mancata la serenità di poter lavorare, la serenità deve garantirla la società. Riguardo la vicenda delle mie dimissioni è stato detto tanto, ma poi ovviamente il tempo passa e cancella ogni cosa. Io personalmente ho l'abitudine che l'allenatore si deve occupare solo delle questioni di campo, penso che un tecnico non scelga i calciatori sul mercato semplicemente perchè se un calciatore ha certe pretese economiche, di certo un allenatore non è in grado di poter soddisfare le sue richieste. Non è l'allenatore a costruire la squadra, ma mi permetto di precisare che avrei confermato gran parte dei calciatori della stagione precedente e le mie interviste a riguardo sono abbastanza chiare. Erano tutti ragazzi con cui ho lavorato bene e non mi sarei mai sognato di stravolgere quella squadra. La mia mancata serenità è stata dovuta a certe situazioni, ma credo che quest'anno nessuno ha lavorato in modo tranquillo ad Acireale. Oltre a me, mi riferisco al direttore Leonardo, a mister Marra ed a tutti gli altri».
Qualche mese dopo le sue dimissioni la società ha iniziato ad attraversare una brutta situazione economica che ha condizionato l'intera stagione vista la retrocessione in Eccellenza. Le chiedo se in estate aveva avuto qualche sentore...
«In estate non avevo avvertito la presenza di certe situazioni. Il presentimento delle difficoltà economiche l'ho avuto nel momento in cui è iniziato il campionato e nel momento in cui la situazione è iniziata a diventare pesante. Ho capito che sarebbe stata un'annata molto diversa da quella precedente e le difficoltà economiche hanno cominciato ad evidenziarsi già ad inizio campionato quando i calciatori aspettavano i cosiddetti rimborsi spese. C'era gente, me compreso, che aspettavano i rimborsi della stagione precedente. È innegabile che già dall'inizio ci sono state difficoltà, poi è anche un problema di aspettative: io sono convinto che il presidente Pennisi e l'amministratore delegato Cocuzza, anche se fra mille difficoltà, se fossero rimasti in qualche modo avrebbero portato a termine questa stagione come hanno fatto l'anno scorso. Poi si può sempre discutere sul dilemma: “meglio sparire del tutto o fare una stagione di sofferenza?”.Ma comunque non sono io a dover rispondere a queste domande».
Da osservatore esterno ha continuato a seguire le vicende dell'Acireale Calcio. Che idea si è fatto del presidente Palella?
«Io in questi mesi ho sempre seguito l'Acireale per i suoi risultati ed anche perché ad Acireale ho degli affetti visto che tante persone mi hanno aiutato e mi hanno dato la propria stima. Giudicare Palella mi viene difficile perché non ho avuto modo di conoscerlo personalmente, ma da persona esterna mi viene da pensare: “Chi glielo ha fatto fare?”. Questa è la mia prima sensazione anche vedendo i risultati che finora ha raggiunto. Credo che quando si faccia un qualunque tipo di operazione, bisogna avere delle motivazioni e delle certezze. Io con Palella mi sono comunque sentito telefonicamente due/tre volte, per diverse questioni compresi gli stipendi. Ribadisco comunque che non mi permetto di giudicare chi non conosco di persona».
Tenendo conto della rivoluzione d'organico, come ha valutato il calciomercato condotto dalla società acese nell'estate 2012?
«Io ho soltanto preso atto dell'operato della società. Mi spiego meglio. Se io come allenatore decido di non intervenire sul calciomercato, in seguito non mi posso lamentare, ma posso prendere atto dell'operato della dirigenza. Riguardo la rivoluzione d'organico, io personalmente ho inviato alla società una e-mail con una mia bozza di squadra, proponendo le mie idee. Abbiamo perso un calciatore importante come Giuseppe Savanarola senza saperne i motivi. A differenza di quello che hanno detto, il mio rapporto con Peppe è ottimo e con lui ci sentiamo spesso. Con il ragazzo non c'è mai stato nessun tipo di problema, anzi con Savanarola, dopo che mi sono dimesso, ho avuto modo di incontrarmi nella struttura alberghiera dove alloggiavo. Non credo che fra persone che non vanno d'accordo, ci si comporti in questo modo. Oltre che con Savanarola, per tutto l'arco della stagione ho avuto modo di sentirmi spesso con Vezzosi e Mautone, il quale non è rimasto ad Acireale per una differenza economica irrisoria. La società non ha confermato certi calciatori perché probabilmente voleva iniziare un nuovo corso, ma il nuovo corso non dipende dall'allenatore che lavora sul campo. Secondo me quello che in questi anni è mancato all'Acireale Calcio è la programmazione. A tal proposito, posso aggiungere che l'anno scorso prima dei play out ho presentato alla società un progetto che prevedeva un discorso di investimenti mirati sul settore giovanile e sull'organizzazione generale. Non so che fine abbia fatto questo mio progetto, voglio pensare in modo positivo che i vertici societari avevano cose più urgenti a cui pensare. Alla fine il mio progetto non ha avuto seguito ed è decaduto come è decaduto tutto il resto…».
Come risponde a chi dice che la sua squadra della scorsa stagione esprimeva un buon gioco, ma non aveva attaccanti di peso in grado di fare la differenza?
«I numeri dicono così, anche tenendo conto che ci siamo salvati grazie a due pareggi per 0-0. La nostra forza era la fase difensiva ed abbiamo chiuso il campionato con la seconda miglior difesa del girone I e con la dodicesima miglior difesa della serie D, tenendo conto di tutti i gironi. L'attacco è stato deficitario, con Aiello che ha faticato ad entrare in condizione ed un Iannelli che, proprio quando aveva trovato una certa continuità nelle prestazioni, è ricaduto negli infortuni subiti nel corso della sua carriera. L'unico attaccante che ha salvato il reparto è stato Savanarola con otto gol, ma l'anno scorso ci siamo comunque appoggiati su una difesa importante».
È trascorso quasi un anno da quando nel ritorno della gara dei play out contro il Marsala giocato allo stadio "Tupparello", l'Acireale ottenne la salvezza in serie D. Che ricordo ha di quel doppio confronto?
«Era un match molto difficile anche perché il Marsala era in ripresa da quando era arrivato Carlo Breve come allenatore. Loro erano una squadra rinata ed i play out sono partite particolari. La prima cosa che mi viene in mente quando penso a quella doppia sfida, sono i cinque giorni di preparazione prima dell'andata dei play out. Da parte di tutti i calciatori c'era grande disponibilità e determinazione nel raggiungere l'obiettivo salvezza. Ricordo che in quei giorni la squadra si allenò con grande applicazione e motivazione. Tutto venne coronato con la salvezza ottenuta in casa davanti ai nostri tifosi».
Nel complesso che cosa le hanno lasciato i 14 mesi trascorsi come allenatore dell'Acireale?
«Mi hanno lasciato l'orgoglio di aver allenato in una piazza importante, perché guardando la categoria, in Italia, Acireale è una piazza come poche. Posso dire con orgoglio di essere stato allenatore dell'Acireale, un qualcosa che mi porterò sempre dentro. L'esperienza mi ha lasciato l'affetto della gente, poi si sa che ci sarà sempre qualcuno che mi criticherà, ma allo stesso tempo ci sarà chi pensa che Gardano abbia fatto bene. Ho cercato solo di fare il mio mestiere con dedizione e passione. Mi dispiace solo di essere stato accomunato ad un vortice di situazioni negative quando comunque il mio compito è solo quello di allenare poiché quando sono arrivato ad Acireale conoscevo solo un paio di calciatori come il centrocampista Panepinto che è proprio di Torino e conoscevo anche l'attaccante Maffucci. Conoscevo di nome Savanarola perché me ne avevano parlato bene».
Qualche settimana fa si era parlato di un suo approdo al Chiavari, società ligure di Serie D. Cosa c'è di vero riguardo queste voci di mercato?
«Si, confermo di avere avuto dei contatti con il Chiavari. Abbiamo raggiunto l'accordo su tutti i punti di vista. Salvo clamorosi colpi di scena, sarò il futuro allenatore del Chiavari per la prossima stagione, evidentemente devo lavorare sempre vicino al mare (ride ndr)».
Nella sua carriera ha allenato parecchie squadre per tutto lo Stivale, che differenze ci sono tra i gironi settentrionali e quelli meridionali?
«Sicuramente la differenza più netta è rappresentata dal fattore ambientale, perché al Sud ci sono piazze più calde e con molto più seguito di pubblico. Si trova una grande passione, mi è capitato di vedere su internet le immagini della manifestazione dei tifosi acesi contro il presidente Palella; nel rivedere le facce che mi hanno accompagnato nella mia esperienza acese, ho avuto modo di sorridere con un pizzico di nostalgia perché i tifosi acesi tengono tanto alle sorti della squadra della propria città. L'acese tifa Acireale e non Palermo o Catania, e questo certamente è una marcia più rispetto al Nord dove certe situazioni non si trovano. Da un punto di vista tecnico il girone I della Serie D ha qualcosa in più rispetto agli altri, lo dimostra la recente vittoria della selezione giovanile nel torneo dei gironi».
Grazie per la disponibilità..
«Grazie a lei. Approfitto dell'occasione per augurare un grosso in bocca a lupo all'Acireale Calcio, nella speranza di potersi incontrare nuovamente in futuro»".