Premetto che, a dispetto del titolo, non è una barzelletta, mica scrivo DPCM io. Trattasi invece di riflessioni durante il blocco, argomento affrontato: la religione e il suo approccio alla pandemia.
Condotti dal nuovo Che Guevara in abiti bianchi e con l’Elemosiniere elettricista, i cattolici pregano il Signore perché fermi il contagio e sconfigga il virus. Come ai bei tempi dei derby da trincea mi interrogavo sul perché Sant’Agata o Santa Rosalia dovessero accontentare gli uni tifosi e tormentare gli altri, ugualmente mi chiedo in nome di quale legge Dio dovrebbe aiutare gli uomini e, quindi, allavancare il virus. E dell’indotto ne vogliamo parlare o no? Non ci pensa nessuno ai pipistrelli che, come indefessi corrieri TNT o Fedex, fanno la spola fra i laboratori e i mercati del pesce di Wuhan? Come farebbero, e mi limito qui ad affrontare soltanto l’aspetto psicologico, a passare da un giorno all’altro dalle prime pagine di Repubblica all’oblio?
Se, come è stato accertato dall’infallibile WHO, che in Italia chiamiamo OMS, siamo tutti Sue creature, io penso che Egli, il Signore, dovrebbe farsi una manica di cazzi Suoi, prendere popcorn e patatine e guardarsi serenamente la partita allo stesso modo di come io per ora ho seguito la terza serie bielorussa: il 15-0 fra Stanles Pinsk e Chayka Zelva mi ha coinvolto al punto di cancellare il ricordo del rigore mondiale calciato lustri fa dal rosanero Fabio Grosso.
Se proprio il Signore vuole intromettersi negli affari tra virus e umanità, si preoccupi di far tornare in sentimenti il governo Cinese, peraltro fulgido esempio di democrazia che il nostro Giuseppi può far loro le pippi, decisissimo a deresponsabilizzare la razza pipistrellide (oddio che brutto termine che ho utilizzato, pipistrellide, si vede che sono proprio fascio...) e, soprattutto, affermare il copyright internazionale sul termine “pandemic”: pandemic viene da panda, in Cina abbiamo i panda (ma non la Panda), per sillogismo la colpa è dei panda e quindi pandemic lo diciamo solo noi! Viva l’estinzione!
Per concludere, attenuatasi la fede (malgrado quel sant’uomo neoschiavista al vertice dell’ONG vaticana), non ci restano che i brandelli di calcio sparsi in giro per il globo. Finita la clausura nicaraguense (che detto così sembra il titolo di un romanzo a quattro mani fra Manzoni e Neruda), restano Turkmenistan, Faroe, Taiwan, Corea (quella senza pacchione, panzone per chi viene da Est) e, come detto, la Bielorussia che la xxxxemia (mi quartìo con i Cinesi) la combatte con un mix a base di vodka e minnifuttu.
Io, che notoriamente vivo e cogito alla moda, sto pensando di cambiare squadra per cui tifare: dal Palermo alla Virus Entella é un battito d’ali. Di pipistrello.