Il Catania fino a due anni fa era una societá in salute economicamente parlando, con il bilancio in ordine (le società professionistiche sono assoggettate alla verifica dell'equilibrio economico e finanziario e del rispetto dei principi della corretta gestione, secondo il sistema dei controlli stabiliti dalla F.I.G.C., effettuati attraverso la "Commissione di Vigilanza sulle Società di Calcio Professionistiche" - Co.Vi.So.C.). Gli acquisti dell'anno scorso sono stati finanziati attraverso le cessioni (Gomez in particolare) per cui non vedo all'orizzonte grandi pericoli per la societá.
Il vero pericolo in questo momento, forse non ne siamo pienamente consapevoli, é la perdita della categoria che, come faceva notare Luis, abbatterebbe nel giro di due anni gli introiti televisivi, per cui, in caso di non immediata risalita si rischierebbe di dover passare molti anni nella cadetteria (un po' come la Reggina), in mancanza di una forza economica autonoma del Presidente (fiaccata dalle vicende WJ).
Il modello di gestione ripartita é proprio delle grandi società di calcio: la Juventus fin dai tempi della "triade" Giraudo, Moggi, Bettega, aveva suddiviso le responsabilitá: Giraudo della gestione economica, Moggi di quella sportiva, Bettega era il trade d'union fre le famiglia proprietaria e la societá. Mentre nelle societá piccole il modello vincente pare essere quello del DS con poteri di Amministratore Delegato.
Sul procuratore argentino il Presidente é stato chiaro: non é un socio del/nel Catania, ma il responsabile del mercaro. E qui iniziano i guai del Catania. Senza un progetto sportivo ben definito la tipologia di giocatori sará quella dell'estate; e così non va proprio.