un nuovo campionato di serie A arriverà tra pochi giorni ad invadere e riempire la vita di tanti noi catanesi rivestendo di passione, speranza, gioia e sofferenza le giornate per nove mesi consecutivi.
Ma questa passione, questo ardere per i colori rossazzurri delle maglie che ogni domenica vediamo entrare in campo e che vogliamo vedere esultare per una vittoria sull'avversario di turno, è periodicamente ottenebrata dal dubbio, palese o inconscio, di quanto tempo questa squadra, questa società, questa città possano reggere un impegno così serio e gravoso quale quello della permanenza nel massimo campionato.
Una serie A che ancora molti di noi, ahimè memori di innumerevoli stagioni trascorse nelle serie minori tra Tricase e Castrovillari, tra Viterbo e Benevento, vedono come un "mostro", un "alieno" che prima o poi ci divorerà sputandoci nel gorgo infernale dell'anonimato.
Perchè molti di noi pensano ancora, probabilmente, che questa serie A è un evento "straordinario" della storia rossazzurra, che è capitato solo in virtù di una serie fortuita di combinazioni, di eventi cosmici favorevoli: la voglia di riscatto di una città dopo tante umiliazioni, i guai finanziari della famiglia Gaucci, la buona volontà di un imprenditore che nel totale deserto imprenditorial-calcistico nostrano ha saputo condurre il calesse della squadra etnea accompagnandolo in due anni al campionato più avvincente d'Europa.
E' una sensazione che ho captato tra la gente, per strada, nei bar, al mercato, in ufficio: come se questa serie A fosse un "incidente di percorso" di una storia rossazzurra che ha visto la sua "linea mediana" navigare tra le acque della serie B con "inabissamenti" periodici nella terza serie.Grande gioia da un lato, grande orgoglio per questa magnifica realtà che stiamo vivendo, ma , rovescio della medaglia, forte sensazione di un evento effimero come il tempo che separa il Natale dal giorno di Santo Stefano...
Ma da catanese, da ragazzo innamorato della città e dei colori rossazzurri e soprattutto, da persona che si ritiene con un pizzico di intelligenza e di visione ampia delle cose mi sono chiesto se tale forma mentis di tanti di noi sia dettata da razionalità o da elementi totalmente derivanti da insensate fobie, da fissazioni o "lavaggi del cervello mediatici".La risposta è senza ombra di dubbio quella dell'irrazionale.
Che cos'è la serie A in fin dei conti? un campionato senz'altro più difficile, duro dal primo all'ultimo minuto di calendario, ma decisamente SUPERABILE e alla nostra portata per due ordini di ragioni:
- la società: un gruppo le cui risorse economiche sono ben superiori a tante squadre militanti nella medesima categoria, con un'organizzazione ed una competenza acquisita che non ha da invidiare a nessuno.Un esempio di come una società calcistica sia in grado di creare valore aggiunto facendo crescere su tutti i fronti giocatori presi dal quasi anonimato e riportando risorse ulteriori all'interno dell'"AZIENDA CATANIA".
- la città: una piccola metropoli, di gente straordinaria, di grande vitalità, intelligenza, creatività e tanta passione, amore entusiasmo che non fa che "stregare" chi venga da fuori a vivere anche per poco tempo l'atmosfera etnea.Il vero dodicesimo uomo in campo (e fuori) vive dalle nostre parti!!!
Basterebbero questi due elementi per restare almeno tre lustri consecutivi in serie A, se non ci fosse un freno inibitorio di ogni slancio verso l'alto, verso cime sempre più elevate (che è poi il senso della vita, l'inclinazione naturale dell'essere umano): LA MENTALITA'.
Questo è il terzo anno consecutivo che sento le solite parole, o meglio, farneticazioni sul fatto che siamo una "provinciale" che deve accontentarsi di una salvezza, anche all'ultimo minuto e che MAI e poi MAI potrà pretendere di "fare del male" alle cosiddette "grandi" le quali sono e saranno sempre "squadre di un altro pianeta".
Ecco, cari fratelli rossazzurri, con questo mio post vi dico che mi sono definitivamente rotto i Koglioni di sentire parlare dellal nostra città e squadra come se fossimo degli "intrusi", degli immigrati (senza permesso di soggiorno) della serie A.NOI SIAMO IL CALCIO CATANIA.NOI SIAMO CATANIA.
E' ora che tutti cominciamo sin da subito a pensare in grande.Una corsa, un colloquio di lavoro, una qualunque competizione è più probabile che la vinca chi pensa, chi sogna in grande piuttosto colui che dice "importante è partecipare, non posso pretendere più di tanto".Se cominciamo a dire "unn'ama ghiri cu l'Inter", "ca Juve su pareggiamu ama vasari unn'è chiù loddu", "co Milan su signamu iè n'miraculu" non facciamo che castrarci tutti, creando un clima negativo e di mediocrità che andrà inesorabilmente a riecheggiare anche all'interno dello spogliatoio.PENSIAMO IN GRANDE, non costa nulla, anzi...crea valore aggiunto all'ambiente, crea entusiasmo e convinzione (NON PRESUNZIONE) dei propri mezzi.
Ricordiamoci, fratelli rossazzurri: chi passa alla storia sono i sognatori, coloro che hanno guardato sempre oltre lo steccato, coloro che hanno affermato: "CHI L'HA DETTO CHE NON POSSIAMO FARCELA?"
IL CALCIO E' UNA MANIFESTAZIONE dell'attività umana.Il gioco di squadra è basato non solo su componenti tecniche ma su un valore collettivo che è la MENTALITA'.E questa non deve essere dettata solo dall'allenatore, ma anche dalla società e da chiunque sta attorno:GIORNALISTI E TIFOSI.Se non ci crediamo non andremo da nessuna parte anche se portassimo i migliori fuoriclasse in terra rossazzurra.Il cambio di mentalità potra portarci molto, ma molto lontano.
Spero che il mio messaggio possa dare un piccolo contributo a tale causa.
un abbraccio affettuoso a tutti e FORZA CATANIAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!