servirebbe il cervello. (...)
Se c’è, basti che sia funzionante però.....
Una decina di giorni fa, quindi quando già il fenomeno covid-19 era in piena espansione e non era più un mistero per nessuno, l’organizzatore di una gita a Palermo, già programmata da tempo di una comitiva bresciana, inizialmente composta da una 50ina di persone, chiama e ci chiede: “ma noi se veniamo ci prendete”? Certo che vi prendiamo, non ci sono ancora disposizioni governative che invitano a respingere visitatori per cui chiunque è il benvenuto. La prassi vuole che sia questo ciò che vi si dicesse, certo sarebbe stato troppo pretendere che aveste capito anche ciò che non vi si può dire o che ce lo diciamo tra noi, sottovoce, in silenzio: “certo, si vi stati e casi non sarebbe male”, anche perché ci è parso di capire che a parti invertite, se fossimo stati noi siciliani i portatori di virus, non so se ci avreste accolti nella vostra terra incontaminata.
La comitiva intanto si dimezza, o perché qualcuno nel frattempo si ammala o forse perché qualcuno con un po’ di cervello c’è, qualcun altro con un po’ più di coscienza degli altri c’è pure, fatto sta che in 30 sabato scorso si presentano all’Orio al Serio e si imbarcano per Palermo. Qualche ora dopo usciranno le prime anticipazioni sul decreto Lombardia zona rossa, appena qualche ora e a costoro sarebbe stato impedito di mettersi in viaggio.
All’arrivo in hotel, un paio di loro, appresa la notizia che si stava per chiudere l’intera Lombardia scappano (dopo aver pagato il dovuto) la stessa notte. Gli altri rimangono. Altri a cui sarebbe stato lecito chiedergli ma con quale coscienza siete venuti, voi che provenite da una zona ad altissimo tasso d’infezione in una città dove non c’è alcun focolaio ma solo pochissimi casi, importati proprio dalle vostre terre? E poi, ma vi rendete conto che se qualcuno di voi dovesse accusare qualche linea di febbre o qualche subdolo colpetto di tosse, vi si richiude qui dentro in quarantena, e noi con voi? Devo proprio farvi il disegnino per farvi capire quanto siete stati imprudenti a venire lo stesso? Comunque, che eravamo in presenza di una comitiva di perfetti idioti lo si è visto perché hanno completamente ignorato le nuove regole sociali, di mantenersi ad almeno un metro di distanza, di evitare strette di mani, di toccarsi il naso, gli occhi, la bocca. Nulla di tutto ciò dato che hanno fatto colazione in gruppo, in una sala chiusa, gli uni accanto agli altri, tutti negli stessi tavoli e tavoli molto vicini tra loro, lunghe chiacchierate, sorrisi, allegria, qualcuna ne ha approfittato per ripassarsi il rossetto sulle labbra, insomma come se nel mondo non stesse accadendo nulla, ignari a questo punto che se ci fosse uno solo di essi che è già contagioso ed ancora non lo sa, è certo che avrà infettato anche gli altri.
Per non parlare della vacanza, una città che giustamente ha già osservato le norme di non uscire di casa e di non assembrarsi prim’ancora che queste siano state emanate, domenica si è presentata deserta: uffici turistici chiusi, musei chiusi, teatri chiusi, visite organizzate soppresse, nessuna manifestazione in programma, solo qualche mercato aperto, fatto sta che dopo una mattinata uggiosa in giro per il centro che in questa circostanza ha avuto ben poco da offrire, il pomeriggio intero è stato passato nella hall dell’albergo: chi schiacciava un pisolino, chi chiacchierava di frivolezze, chi sparlava la sua vicina di casa, chi si era afflitto d’inedia. Davvero una vacanza intelligente!
Ora con questo non voglio dire che gli idioti stanno solo al nord, anche il sud ha la sua rispettabile fetta di sconsiderati. Piccola comitiva di pugliese, tutti in famiglia, una dozzina scarsa di persone tra fratelli, cognate, figli, nipoti, un paio di minorenni. Il virus sta al nord? Bene, noi andiamo al sud, a Palermo “dove s’inzuppa il biscottino” come recitano Matranga e Minafò in una canzone che è già diventata un tormentone qualche anno fa. Ora io rimango nei termini della canzone rendendola scevra del suo doppio senso ma prendendolo nella sua accezione più naturale: vedere quelle persone arraffare avidamente i prodotti esposti nel buffet della sala colazioni, quel buffet dove già i bresciani sopracitati vi avevano fiatato sopra (e sono generoso se uso il verbo fiatare ma credo che si immagini già che quando uno parla, o addirittura sghignazza, come accaduto, dalla sua bocca esce di tutto, e quel “tutto” va inevitabilmente a depositarsi su tutto ciò che sta di sotto e quindi le varie portate esposte: croissant, brioscine, plum cake, sfogliatine, crostate, pane, affettati vari, ecc, ecc,) sarà solo un miracolo che potrà impedirti che da Palermo non ti sei portato via un bel souvenir, un bel covid-19 di marca bresciana.
Perché solo un idiota non capisce che se vieni a Palermo ma te ne vai in un albergo, non sei solo a Palermo ma sei in tutta Italia e per mera sfortuna sei andato a stretto contatto con una comitiva di persone che appena qualche ora prima erano state interdette da un’ordinanza di carattere sanitario.
Io? Per quel poco che mi era dato di fare, ho usato i guanti in lattice, ho messo la mascherina che sembra servi a poco ma intanto non ti consente di metterti le dite in bocca o nel naso, sono sempre stato a debita distanza da loro ed ho evitato in tutti i modi contatti ravvicinati. Se sarà bastato lo saprò solo tra 14 giorni.