Dodici partite al termine, 5 punti di vantaggio, squadra in netta ripresa ma nonostante tutto non si riesce ancora a star tranquilli. Perché per avere la meglio anche su squadrette di medio-piccolo cabotaggio questa squadra si è levata la salute, ogni vittoria è stata un’impresa, come scalare l’Everest, come se avessimo sempre di fronte squadre di categorie superiori. Dall’altro lato invece gli oplontini vincono molto agevolmente e questo loro ritrovato silenzio sulle “fortune” rosanero, mi lascia un po’ perplesso, come di chi sa che un nostro passo falso prima o poi arriverà e c’è sempre lo scontro diretto su cui il Savoia si giocherà tutte le sue fiches e non contemplerà nessun risultato se non la vittoria.
Dodici gare da giocare a mille all’ora, con il piede a tavoletta, con il motore fuorigiri e che “Dio” ce la mandi buona.
A proposito di Dio e del nostro papocchio che non so perché ti abbia impressionato, trovo che sia il migliore che il vaticano abbia mai avuto, sotto il profilo della lungimiranza e dell’improcrastinabile rinnovamento della dottrina che la chiesa di Roma ha bisogno, un maquillage inevitabile oggi che la secolarizzazione avanza inarrestabilmente e con passi da gigante.
Credo che la chiesa cattolica, specie qui in Europa, abbia una grossa responsabilità morale verso le popolazioni, verso quell’umanità che essa cerca di forgiare secondo i valori cristiani che essa stessa rappresenta. Quando si prende atto di ciò che si tenta di insegnare ai ragazzi durante il catechismo perché si pretende di formare “uomini”, quando si prende atto di cosa si tenta di insegnare al corso prematrimoniale per far vivere gli uomini da “uomini”, cadono le braccia a terra. Avere ancora nel 2020 questa visione così distorta dalla realtà, come se questi preti non guardassero mai fuori dalle loro chiese o non accendessero mai la TV per vedere come “cammina” il mondo, significa vivere totalmente fuori dal mondo, in una realtà parallela, probabilmente più ovattata ma anacronistica e diseducativa. Questi preti, questo loro senso della chiesa e di come va interpretata la vita cristiana diventa solo una fucina di nuovi atei. Atei non come me che sono ateo perché ho scelto strade alternative all’ipotesi creazionista, alla redenzione e a quant’altro, ma atei che prendono atto che li si voglia condurre in una strada di arretratezza culturale, di insegnamenti contrari alla loro indole, alla loro esuberanza giovanile e alle loro idee interpretative del mondo che li circonda, di valori deviati, inesistenti, di privazioni insensate e contro natura, di penitenze e macerazioni assurde, atei che non appena hanno piena percezione del mondo, nella loro capacità di discernere il bene e il male, il corretto dal non corretto, abbandonano le parrocchie e si fanno la loro vita seguendo ciò che la quotidianità degli eventi e le annesse esperienze insegnano loro. Nella società di oggi, ogni azione, ogni condotta, ogni comportamento, passa al vaglio non più di quanto ci è stato dato nei precetti evangelici ma solo della propria coscienza e del pensiero comune. Sono quegli atei (ex credenti) che nel momento in cui perdono la fede perdono anche il valore delle cose che hanno imparato da piccoli; probabilmente rimane il rispetto dei genitori non certo il rispetto per il prossimo, perchè oggi la vita ti insegna ad essere furbo se vuoi sopravvivere e non certo a porgere l’altra guancia, e tutto ciò lo si fa, fatte salve poche eccezioni, distaccandosi dal contesto cristiano in cui ognuno di noi è stato allevato e cresciuto. Io credo che se davvero la chiesa vuole continuare a mantenere il ruolo educativo sociale che si prefigge, deve cominciare a mettere il naso fuori da quella eterna caverna in cui si è autoreclusa e rimodernarsi, ringiovanirsi, mettersi più a misura d’uomo, a capire i problemi e consigliare, non a condannare e a minacciare pene eterne per l’adolescente che ha il “vizio” (che vizio non è) della pippa. Peccato perché nelle chiese, oggi assiduamente frequentate solo dagli attempati, dove si dovrebbe svolgere un ruolo contiguo a quello scolastico (a scuola t’insegnano le materie, la storia, la matematica ecc. mentre nelle chiese ti si dovrebbe insegnare la vita ed il tuo rapportarti con il prossimo), chiese che hanno il privilegio di vedersi assegnati tutti gli adolescenti, si dovrebbe insegnare cosa effettivamente serve all’uomo per servire l’uomo e non ciò che serve alla chiesa per servire un Dio la cui esistenza è sempre meno probabile e sempre più messa in discussione.
E tutto questo il nostro papocchio lo sa, lo sa che è in atto un inarrestabile dialogo tra atei e credenti, tra divorzisti e credenti, tra crossdress e credenti, tra lgbt e credenti incentrato sul riavvicinamento, sull’abbattimento di ogni divisione, sulla reciproca tolleranza, sulla soppressione di ogni conflitto e di ogni discriminazione preventiva, sulla necessità di una nuova e più moderna morale che tenga conto di tutte le diversità, ma deve fare i conti con le gerarchie ecclesiastiche che hanno sempre guardato con sospetto e diffidenza tutte quelle libere manifestazioni giovanili, segno di libertà e di rinnovamento assai profondo. Bisogna sempre tener presenti che se su un piatto della bilancia vi poniamo spirito di libertà, nuovi ideali, nuove idee, nuove filosofie di pensiero, nell’altro vi troveremo sempre gli interessi conservatori, la mentalità, le concezioni dogmatiche, le posizioni di chiusura, preventive e irrazionali, di una pletora di asserviti al sistema che per sua stessa natura è restia e diffidente ad ogni cambiamento e ad ogni rinnovamento.