...........................................................
Ripeto, o diamo fiducia a chi ha guidato fino ad oggi la società o lo contestiamo.
Ma nessuno a questo mondo è infallibile.
..............................................................................
La seconda.
Se la questione viene messa in questi termini va contestato. Ma poiche credo che quella parola sia troppo forte ed evochi situazioni di rottura. Preferisco dire che "non ho fiducia incondizionata" nel Presidente.
Che Cosentino abbia sbagliato tutto nel suo ruolo di vice-presidente e
responsabile del mercato, non è un'affermazione infondata che richiede di conoscere approfonditamente ulteriori fatti. Ci basta il mercato estivo e quello successivo di Gennaio.
Il conflitto di interessi: che ci sia è palese, evidente. Il procuratore è la controparte della società nella stipula dei contratti. E' impossibile non capirlo. Ed infatti, a parer mio,
il conflitto di interessi non c'è, e per il semplice motivo che gli interessi di Cosentino coincidono con quelli di Pulvirenti. Ma non necessariamente con quelli del Catania. Non credo servano altri elementi per capirlo.
Mi spiego meglio. Una squadra di calcio può essere una formidabile macchina per far soldi. Quest'anno il Verona incasserà almeno 30 mln di euro da Iturbe e compagnia, e l'Udinese, manco a parlarne, circa il doppio. Anche il Catania nel passato ha incassato, ma meno, molto meno; in ogni caso sufficiente per pagare cash la metà di TdG. Si può fare di più, molto di più. Ma senza i "prudenti" Lo Monaco o Gaparin, i quali rinunciavano a lauti incassi trattenendo ad es. Spinesi o Maxi Lopez, o chiedendo "l'offerta indecente" per cedere Gomez.
I giocatori si valorizzavano nell'ambito di un progetto tecnico e il mantenimento della categoria era la priorità assoluta. Invece, la semplice compravendita si può fare anche a prescindere dalla categoria.
Coincide ciò con gli interessi del Catania? Non necessariamente. Può coincidere, indubbiamente, ma
la priorità è la valorizzazione e la vendita. Ne avremo presto la riprova. Se è così infatti verranno ceduti i giocatori in base al mercato e alle plus-valenze, anche quelli che vogliono rimanere per prendersi la rivincita e risalire subito (motivatissimi). Ne arriveranno altri da valorizzare (come Rinaudo, bravo, ri-valorizzato, pre-convocato per i mondiali, ma che probabilmente andrà via). Certo, la retrocessione, in questa strategia, è un incidente di percorso non da poco (anche per questo non credo alla tesi della retrocessione programmata).
La gestione della squadra. Confesso, questo è uno degli insegnamenti di quel "pezzo di m..." di Lo Monaco ("
puoi avere giocatori bravi, ma se non li sai gestire....."). Di problemi di spogliatoio parlò Pulvirenti stesso in conferenza stampa, problemi che, secondo lui, De Canio stava mettendo a posto (e sulla scelta di De Canio, se fosse l'allenatore giusto in quel momento per sostituire Maran, mantengo una personalissima riserva per i suoi trascorsi rapporti stretti con la GEA). Ciò che abbiamo visto nel corso del campionato ha confermato tutto ciò. Servono altri fatti da conoscere per esprimere un giudizio?
Il progetto sportivo. Mi pare ovvio, per le cose osservate prima, che vada in secondo piano. Lo confermano le tante scelte contraddittorie a cui abbiamo assistito nel corso dell'anno da parte della Società e del Presidente. Del Vice-presidente, poiché era soltanto "il responsabile del mercato", non dico nulla su questo argomento. Ma mi riesce difficile pensare che i due, quando si incontravano, limitassero la loro conversazione al tempo e ad altre amenità. Certo che anche quelli che, da bravi dipendenti, hanno assentito a tutto ciò meritano di essere sostituiti con Capozucca.
Il tempo sarà certamente galantuomo, e sarei contento di sbagliarmi su tutta la linea, che il Presidente avesse scoperto in Cosentino un nuovo grande dirigente e che il Catania otterrà grandi risultati.
Mi pare però che al momento ci siano elementi più che validi per poter "criticare" Pulvirenti, dicendo semplicemente che sta sbagliando; e per accogliere le sue scelte senza quella fiducia incondizionata di prima, tenendo, come dice Bua, gli occhi ben aperti.