Torno sull'argomento iniziale per mettere a fuoco alcuni punti. Premetto che è difficile scrivere su un argomento diverso da quello di questo forum, senza cadere nella banalità degli argomenti che in questi giorni il circo mediatico ci ha propinato a piene mani. L'informazione-spettacolo o, se volete, lo spettacolo dell'informazione, condotta da pseudo giornalisti della domenica, si è messa in moto travolgendo con confuse e gridate chiacchiere l'essenza di ciò che è successo. E i campioni della politica-spettacolo, di cui in questo tempo abbiamo esimi rappresentanti, non hanno mancato di fiondarsi negli studi televisivi o nelle redazioni, cavalcando l'onda della consueta "indignazione" per ciò che è successo.
Dicevo nell'altro post, che non occorre nessuno "sforzo" straordinario, ma solo utilizzare un solo peso ed una sola misura sempre. Peso e misura che si chiama: legge. Al fine di tutto infatti c'è il rapporto fra libertà dei cittadini ed autorità di cui la legge è suprema garanzia.
Infatti esistono già le leggi per prevenire e reprimere ciò che è accaduto sabato ma occorre la ferrea volontà di attuarle, senza se, senza ma e senza sconti. Ma andiamo per ordine.
I tifosi, di qualunque età, devono avere la libertà di recarsi allo stadio, con striscioni, bandiere e con tutto ciò è serve per partecipare al tifo per la propria squadra in un clima di festa e di divertimento. Questa libertà deve essere garantita dall'autorità delle istituzioni e non da altri, meno che mai da semplici cittadini elevatisi a capi-popolo.
Tutti stanno dando addosso a Genny "a carogna" creando come al solito il "capro espiatorio" che lava la coscienza di non aver saputo fare il proprio mestiere né nell'organizzazione della sicurezza dell'evento, né nel racconto a caldo attraverso i mass-media di ciò che stava accadendo. Quell'uomo non è uno stinco di santo, ma quella sera non doveva stare sulla balaustra dello stadio né doveva essere esposto al mondo per un quarto d'ora come un'autorità. Esistono gli spaker per dare le comunicazioni nello stadio. La sua scandalosa maglietta poi, gira addosso a tantissimi frequentatori degli stadi da anni, ma mai nessuno se ne é accorto né ha avuto niente da ridire, non faceva audience. Per lo spettacolo dell'informazione "Genny a carogna" è perfetto, ha il nome giusto e "le physique du role". Alza dli ascolti (l'audience), potrebbe essere l'esperto in materia da invitare nei talk show oppure prossimamente sul "Grande fratello". Peccato che la signora Raciti (alla quale va tutto il mio rispetto per essere stata privata della libertà di vivere la sua vita accanto all'uomo padre dei suoi figli), si presti a diventare parte di questi show dell'informazione spettacolo che aspettano che si verifichi l'evento, quando invece dovrebbe incarnare nell'azione educativa delle istituzioni, la continua memoria di ciò che non devrebbe più accadere.
Il fatto grave si è verificato fuori dallo stadio. Non c'è nulla di "sportivo" nell'organizzare un agguato a mano armata. Si tratta di delinquenza pura che approfitta del trambusto e delle falle dell'organizzazione dell'ordine pubblico, per compiere atti di violenza, verso chi e cosa capita a tiro: tifosi di un'altra squadra, polizia, vetrine ecc.. Sono quei soggetti che girano l'Italia alla ricerca di queste situazioni, per creare gli incidenti, accendendo la miccia dove si intravede la possibilità di farlo e al contempo di farla franca.
Ed è qui che l'autorità non ha saputo fare il proprio mestiere. Questi soggetti sono conosciuti dalle DIGOS di tutta Italia, così come i posti in cui si può accendere la miccia degli incidenti sono prevedibili (una colonna di pulmann o le strade che portano allo stadio), visto che tutto accade sempre in prossimità dello stadio e per questo le vie adiacenti sono piene di telecamere che permettono di seguire ogni piccolo movimento ed inquadrare ogni viso.
La grande panzana di questi giorni è quella del Presidente del Consiglio il quale evidentemente "mal consigliato" vuol fare pagare alle società il servizio d'ordine. Insomma le società di calcio dovrebbero pagare per combattere la "delinquenza". Saremmo di fronte alla "privatizzazione" della funzione pubblica per eccelleza: l'ordine e la sicurezza dei cittadini. E la sicurezza degli scioperi e delle manifestazioni pacifiche, sistematicamente agitate dalle incursioni degli incappucciati (gli stessi) chi la dovrebbe pagare?
E' la politica che come, invece, al solito non sa assumersi le proprie responsabilità. Si ricadrebbe nell'errore della "responsabilità oggettiva" attribuita in capo alle società sportive, messe in questo modo sotto scacco da delinquenti che con lo sport non c'entrano nulla. Le società "devono" collaborare per la sicurezza negli stadi, favorendo il tifo buono, quello vero, quello della festa; e l'unica responsabilità da attribuire loro dovrebbe essere quella omissiva.
Del resto esiste una misura drastica come la chiusura delle curve che si deve configurare (e dalle società così dev'essere intesa, senza ricorsi e senza richieste di abbuoni) non come una punizione alla società ma come l'esercizio dell'autorità verso un gruppo ampio di persone che frequenta quel luogo non per il fine per cui esiste (il divertimento della domenica), ma per commettere reati gravi.
La sicurezza dei cittadini è un "bene pubblico" di cui l'autorità deve assumersi la responsabilità, senza fare distinzioni di città, di tifoserie, di società sportive. Per anni si sono fatti passare gli atti di delinquenza commessi fuori dagli stadi, come un'effetto collaterale dello sport quando invece è un effetto diretto dell'incapacità da parte dell'autorità di applicare la legge. Andare avanti per slogan tipo la "soluzione inglese della signora Tatcher" o "il DASPO a vita" non serve a niente, visto che chi commette quegli atti non ha nessun interesse per lo sport e per il divertimento la domenica allo stadio.
Già lo stadio. Da anni si aspetta la legge sugli stadi, che permetterebbe di creare luoghi "strutturalmente" sicuri ubicati in aree meglio controllabili, ma la politica deve trovare "gli equilibri" e contemperare gli interessi. Anche questo fa parte di quella incapacità della politica e dell'informazione spettacolo che campeggia negli show di questi giorni. A che serve parlare dei problemi quando abbiamo in primo piano Genny "a carogna"?