Casorezzo (MI), 8 Gennaio 2011
Caro Templare,
l'altra volta le parole di Pulvirenti erano comprensibili: in base a esperienze pregresse, si temeva che le lamentele del Palermo per i torti subiti dessero lo spunto a compensazioni nella partita successiva, cioè nel derby. Tutti noi nutrivamo questo timore che poi si è rivelato infondato. In quel caso, Pulvirenti, forse, ha mandato un messaggio a chi di dovere per cautelarsi: io non ho ravvisato alcuna lisciatura al palazzo, ma il desiderio che il Catania non fosse la vittima sacrificale per placare l'ira del Palermo. Quanto al 2 Febbraio, è per me una ferita che non si rimarginerà mai: quando mi sono reso conto della portata di quello che era accaduto, ho immediatamente capito che la colpa di pochi, comunque troppi, sarebbe ricaduta sull'intera collettività catanese, su tutti noi. Chi è responsabile degli sciagurati fatti di quella sera, dopo l'omicidio di Sandri si è messo il cuore in pace e ha iniziato a inveire di nuovo contro le forze dell'ordine come se niente fosse successo. Per me è una croce che ci porteremo addosso finché non accadrà qualcosa di notevole in senso contrario che ci riscatti, ma è molto difficile. Le avventate parole di Pulvirenti al momento della sospensione della partita rientrano in quel sentimento istintivo per cui è rassicurante pensare che a delinquere siano sempre altri: meridionali, terroni, stranieri, albanesi, marocchini, zingari, vicini di casa e chi più ne ha più ne metta, perché tanto il politicamente corretto è quasi passato di moda. Non sono l'avvocato di Pulvirenti e ammetto che quella è una macchia che stona in una figura nel complesso irreprensibile: certo la cosa ti lascerà freddo, ma quell'uomo ci ha riportato in A dopo ventitré anni con molti fatti e poche parole e questo è il quinto anno che ci siamo. Tuttavia, in primo luogo ancora non era arrivato il peggio e nessuno poteva neanche immaginarselo: in quel momento sembrava semplicemente che il Palermo non volesse tornare in campo perché gli tornava comodo che la partita fosse definitivamente sospesa, tanto più che era in vantaggio. In realtà era già grave quello che stava succedendo sugli spalti, ma quando l'incontro è ripreso io personalmene ho avuto l'illusione che si potesse tornare alla normalità del gioco e lasciare alle spalle gli aspetti poco edificanti della vicenda. In secondo luogo, quando alla fine si è saputo degli scontri fuori dallo stadio e della morte di Raciti, tutto il resto è passato in secondo piano, perfino la sconfitta e le reti irregolari che l'hanno determinata. Pulvirenti, che intendeva inoltrare un ricorso per le sviste arbitrali, ha fatto marcia indietro perché comprendeva che di fronte alla tragedia consumatasi non aveva più senso lamentarsi per una sconfitta: visti i buoni rapporti tra le due società, non mi stupirebbe che le scuse private a Zamparini e all'allora direttore sportivo ci siano già state. Tu hai ragione a chiedere quelle pubbliche e mi piacerebbe che, seppure tardivamente, tu fossi accontentato, ma il giudizio su una persona non può basarsi su un unico elemento. Poi, naturalmente, tu sei libero di pensare quello che vuoi. Cordialmente,
Marco Tullio