Difficile, e col morale sotto i tacchi, cercare un punto da dove cominciare per analizzare una gara del genere. In due righe si potrebbe dire che la summa di tutti i mali della nostra squadra è quando Miccoli si ritrova col freno a mano tirato, come gli capita da quattro partite e Simplicio ha la luce spenta e non “illumina” la creazione della manovra offensiva. Bastano queste poche cose e per noi si fa notte fonda. La nostra è una squadra incapace a far fronte a improvvisi ostacoli o incidenti di percorso. Incidenti di percorso e ostacoli che dovremmo essere abili ad evitarli e invece ce li creiamo da soli.
Ieri poi si è verificata la combinazione più difficile in assoluto da verificarsi ma evidentemente il fato ci ha messo il suo zampino: che il Catania più bello dell’anno, cinico e utilitaristico come dev’essere una squadra che ambisce solo a salvarsi, ti va a incocciare il Palermo più brutto in assoluto dell’era Zamparini che, ieri forse immotivatamente, per cercare di associare anche il bel gioco oltre alla conquista del risultato, è finito per impedalarsi da solo.
Tra andata e ritorno ci siamo fatti fare 6 gol da una squadra che la nostra cifra tecnica (checchè ne pensino a Est) se la sogna e, per giunta, quella squadra lì, l’unica contro cui grinta e palle di fuori dovevano essere ostentate in tutto il loro splendore. Ieri però la differenza tra le due squadre non l’hanno fatta i valori in campo o la cifra tecnica ma la concretezza, l’umiltà e la concentrazione (se così non fosse non si spiegherebbe come una squadra che non vince in trasferta da oltre un anno, ne strapazza sonoramente un'altra che in casa aveva perso solo con prima terza e quarta in classifica, battendo meritatamente tutte le altre). Umiltà, concretezza e determinazione (ed anche culo perché, azz 4 tiri in porta 4 gol, tutti con il minimo sforzo), doti che il Catania ha messo in campo in maniera evidente mentre i nostri credevano di essere a passeggio in via libertà salvo poi a destarsi sullo 0-2 e neanche il tempo di riordinare le idee che hanno dovuto tributare il giusto applauso all’ex rosanero Mascara che ti pesca un jolly impossibile a crederci. C’è da dire però una cosa che è verità sacrosanta e spiega perché il derby è finito in quel modo, al di la dei valori espressi in campo: se dopo un minuto e mezzo prendi il primo cartellino giallo (decisione corretta anche se un po’ precoce), non puoi passare il resto della gara a rincorrere gli avversari per cercare di colpirli alle gambe. Dopo aver perso il derby dell’andata perché siamo rimasti in 10 per un tempo intero, si ricommette un errore peggiore nella gara di ritorno. All’andata si disse che Zenga allena i suoi giocatori (Tedesco) a far buttare fuori gli avversari. Vorrei che adesso mi si spiegasse perché ieri il Palermo che si vanta di possedere una cifra tecnica migliore, invece di impostare trame di gioco sin dai primi minuti, cercava le gambe degli avversari per colpirli. Provo molta rabbia a constatare che i primi sostenitori dei nostri avversari siamo stati noi stessi. Proprio nel derby questa è una cosa che non si può digerire e che ogni tifoso rosanero degno di questo nome alla squadra non perdonerà mai. In appena 90 minuti si è azzerato tutto quanto di buono si era fatto in precedenza. Se un giorno si vorrà ricordare questa stagione per la netta vittoria sul Milan di Ronaldinho, Pato e Kakà o la Roma di Totti e De Rossi, ci sarà sempre il ricordo di quest’onta del derby ad offuscare ogni dolce memoria.
Amelia: indubbiamente ieri è stato il peggiore in campo. Nei primi 2 gol, dire che era molle e disattento è peccare di generosità. Da uno che dovrebbe essere il futuro portiere della nazionale ci si aspettano prestazioni superiori alla norma. Ieri avrebbe fatto una miglior figura se in mano avesse avuto la retina per acchiappar farfalle.
Amelia e Mascara sono stati lo specchietto fedele delle due squadre. Il primo che sbaglia le cose più facili mentre il secondo indovina il suo più bel gol della carriera.
Arbitro: assurde tutte queste critiche a Rosetti almeno nelle decisioni cruciali. Magari il giallo a Simplicio dopo un minuto e mezzo poteva risparmiarselo e sostituirlo con un severo richiamo verbale. Mentre per l’esplusione a Bresciano, se oltre al rosso Rosetti gli avesse dato anche una testata in bocca, io sarei stato più contento.
Mi fermo qui.