Forse è un giorno d’ordinaria follia, sostenere questa banda dei ladroni in secula seculorum penso sia il massimo della perversione intellettuale cui si possa giungere sportivamente parlando. Da tifoso rosanero però m’è d’obbligo una sguardo alla classifica, alla vigilia di una gara temutissima da parte della juve (la sosta non l’ha favorita) e che nel chiacchiericcio da bar, in città o per il web, non gode dei favori del pronostico. C’è aria d’impresa da parte della banda rossazzurra; il vocio di fondo che si ode per strada tra la gente qualunque (ma nulla toglie che saranno juventini timorosi, o interisti che gufano, o milanisti che non perdono mai il vizio d’occuparsi di calcio che in tempi passati non era mai stato di casa nostra), sembra battere unanimemente sulla medesima previsione: la juventus sabato abbusca (che nel gergo nostrale ha un sapore diverso dell’equivalente il Catania vince, proprio per i motivi esposti poc’anzi).
La cosa, a noi di marca scetiremmatri e vogghiu riri originali, anche nella fede e nella passione sportiva, dovrebbe riguardarci con considerevole disinteresse: la juve, gang di ladri da un lato, il Catania (a cui nell’augurargli un mondo di bene non ci perdiamo mica le notti qui a Palermo) dall’altro, l’unica cosa che ci riguarda è l’esito che avrà per entrambi sulla classifica.
Da più parti leggo che la vittoria rossazzurra sarebbe il risultato a noi (Palermo) più congeniale.
Io sono d’opinione diametralmente opposta e spiego il perché:
la Juve ha già 35 punti in classifica; anche perdendo, rimarrebbe a 10 punti da noi che dobbiamo comunque ancora uscire indenni da Genova. Camoranesi, Nedved, Trezeguet, Del Piero, Buffon, credo che come organico ci stanno almeno una spanna sopra. Pur accorciando di 3 punti le distanze tra noi e loro, credo che non la prenderemo mai, per una serie di motivi che non sto qui ad elencarli ma che si possono facilmente immaginare.
Per il Catania invece questa gara ha un sapore tipo alla ricerca della propria identità. Battere la Juve non sarebbe uguale come battere il Parma, l’Udinese o la Fiorentina (che sebbene valgano tutte 3 punti sarebbero risultati solo fini a se stessi). Battere la Juve susciterebbe un moto emotivo, una presa di considerazione sui propri mezzi (che magari manco ci sono) i cui effetti andranno ben al di là del risultato in se ma traccerebbe un selciato, una pista da battere, da perseguire fino in fondo e dove la lotta per la salvezza sarebbe solo uno sbiadito ricordo, un qualcosa oramai archiviato e di cui non ci può più preoccupare in virtù dei nuovi orizzonti intravisti. Poi magari perdono due gare di fila e rientrano nei ranghi ma gli effetti di quella vittoria potrebbero avere strascichi positivi a lunga scadenza non soltanto sulla squadra ma sull’intero ambiente. Il derby del resto lo ricordiamo tutti. Commenti rossazzurri su quella gara ne abbiamo letto a migliaia sia qui che altrove. Quella gara, nel loro immaginario collettivo, il Catania la vinse perché, ritengono, è uno squadrone; le due papere difensive con cui Barzagli in pratica regalò due gol non trovarono eco in nessuna cronaca; all’arbitro gli diedero 7,5 in pagella nel muro dei rossazzurri e se la traversa che Terlizzi prese a Roma contro la Lazio sullo 0-0 suscitò centinaia di recriminazioni su ciò che poteva essere e non è stato, non si spiega (anzi si spiega benissimo) perché sulle cronache non trovò traccia la traversa di Amauri nel derby sul medesimo risultato. In sostanza, da quella gara, gli effetti positivi prodotti nell’intero ambiente, fecero più effetto dei 3 punti conquistati: miracoli dell'irrazionalità.
Occhi quindi che la gara contro la Juve, per quel che riguarda noi rosanero, non è una gara qualunque.
Il Catania è a 4 punti da noi che abbiamo una difficile gara a Genova. Trovarcela a 1 punto sotto ed in seguito ad un risultato prestigioso conseguito, significa avere un'altra pretendente al piazzamento d’onore. Arrivassimo noi terzi, gli si potrebbe anche lasciare con immensa simpatia il quarto posto. Ma nel decorso del campionato, averla così appiccicata addosso, come direbbero in Valtellina, non m’aggiuva per niente.
Ecco perché per domani mi auguro almeno un pareggio.