Fortunatamente il caso Catania e della giustizia sportiva con due pesi e due misure (ora anche la Lazio salvata, guarda un po'...), sta diventando un caso nazionale.
Riporto qui sotto l'articolo di Marco Corradi.
"Catania, Teramo e quella disparità tutta italiana: potere ai pentiti (ed all’ingiustizia), e via alle polemiche!
Se il calcio italiano vantava ancora un pizzico di credito e dignità, dopo i mille scandali che si sono susseguiti nella sua storia, la lunga estate caldissima del 2015 gliel’ha strappata brandello per brandello, centimetro per centimetro, passo dopo passo, fino alla sua totale ed inesorabile distruzione.
Parliamo dello scandalo-Catania, l’ennesimo del nostro futbol, ma soprattutto della giustizia sportiva, che mostra ancora una volta tutte le sue crepe, e fidatevi, sono davvero grosse: disparità di trattamento, richieste che onestamente, fanno riflettere parecchio, e poi beh, c’è quel favoloso ricorso al pentitismo, che ricorda molto certi fatti di cronaca ben noti in Italia, e si sa, non ha mai funzionato davvero…
Ma questo a chi si occupa di vigilare e punire chi fa il furbetto nel mondo pallonaro, sembra non interessare, e così pian piano i ”pentiti” prendono potere nelle inchieste di Palazzi e del suo pool, e per loro, ecco il trattamento coi guanti che si riserva a chi ha aiutato la giustizia (aiutato a far che, poi, non si sa: troppo facile parlare dopo aver ottenuto un vantaggio): chi collabora, in sostanza, non paga siori, e chi non collabora, invece, va educato a suon di mazzate.
Un modo abbastanza primitivo di governare la legge e punire i colpevoli, ma è proprio questo che traspare a chiarissime lettere dalle ultime inchieste della Procura Federale, e sicuramente non può piacere a chi il calcio lo ama davvero, ed odia in egual misura chi tenta di rovinarlo: il casus belli viene dal trattamento riservato ad un Catania colpevole conclamato, ed eppure ”aiutato” nel dibattito e nel processo per la collaborazione di Antonino Pulvirenti detto ”Ninuzzo”.
Sì, avete capito bene, lo stesso Pulvirenti che ha confessato di aver comprato le gare contro Latina, Varese, Trapani, Ternana e Livorno (al momento sono pochi i giocatori coinvolti, ma si parla di 3 giocatori ”venduti” nel Latina e nel Varese, 4 nel Trapani e due tra umbri e labronici, che potrebbero presto essere raggiunti dagli avvisi di garanzia), 5 match decisivi per assicurare al Catania una salvezza immeritata sul campo dopo una stagione da incubo, e nei quali le scommesse avevano raggiunto flussi anomali, ed anche lo stesso che si vantava col ds Delli Carri (suo sodale nell’acquisto dei ”treni”, i giocatori da comprare) di ”aver capito come funziona la Serie B, e l’anno prossimo lo vinciamo ‘sto campionato”: parole da radiazione immediata ed espulsione dal calcio, ma la collaborazione, si sa, fa miracoli al giorno d’oggi.
Faremo ora un paragone scomodo, ma se nel 2006 la Juventus della Cupola (e fidatevi che chi vi scrive non è un tifoso della Vecchia Signora, anzi) ottenne come prima richiesta la retrocessione in Serie C con svariati punti di penalizzazione, e poi se la cavò con una B macchiata da 9 punti di penalizzazione, vedere chiedere per gli etnei (dall’accusa!) la Lega Pro con un flebile -5, fa sorridere ed arrabbiare al tempo stesso: niente più di un punto a partita, è questo il valore attribuito al più grosso scandalo degli ultimi anni, un valore che non rispecchia la realtà dei fatti, e la gravità di quanto è accaduto.
Può una semplice collaborazione trasformare la sentenza in una mera passeggiata? No, non può, visto che lo statuto della FIGC parla di pene afflittive, ed una Lega Pro che sarebbe stata comunque la casa rossoazzurra senza illeciti e consentirà di mantenere sotto contratto i giocatori, sommata ad un -5 che non impedirà alla società di tentare l’immediato ritorno nei cadetti, non lo è affatto: la mano morbida della Procura fa e farà discutere, perché il prezzo da pagare in termini di punti doveva essere decisamente maggiore, per punire davvero chi ha scelto di alterare i risultati, ed essere da monito per chiunque volesse imitare le gesta del duo Pulvirenti-Delli Carri.
Il messaggio che passa dalla FIGC è il seguente: ”puoi anche truccare 5 gare, salvarti senza merito e mettere insieme una sfilza di illeciti, ma se ti penti, allora sei salvo e pronto a tornare immacolato”. Un messaggio sbagliato, e che va contro ogni singolo principio d’integrità portato avanti dalla FIGC e dal presidente della Lega di Serie B Abodi, ma soprattutto contro il buonsenso: il Catania sostanzialmente, a meno di stravolgimenti clamorosi della Corte, se la caverà, ed è da brividi inoltre la disparità di trattamento riguardo ad altre squadre inquisite per fatti simili.
Parliamo di Teramo e Savona, sotto inchiesta per la combine nella gara vinta dagli abruzzesi, e che è stata decisiva per la loro promozione in Serie B: Serie D con -20 per i biancorossi, retrocessi all’ultimo posto del loro girone, e retrocessione nella stessa categoria con -10 per i liguri, rei di aver ”ceduto” la vittoria all’avversaria per un accordo tra le società. Pene afflittive, pene dure, pene giuste, ma che sono nettamente di segno opposto rispetto a quella che dovrebbe essere comminata agli etnei: penalizzazioni di quella portata, infatti, non dovrebbero portare ad una pronta risalita ma, soprattutto per il Teramo, al rischio di una nuova retrocessione ed alla perdita di tutti i giocatori.
Fa specie che sia stato Palazzi a pensare le richieste per entrambi i processi, e non due uomini differenti: ”chi non collabora viene schiacciato”, questo è il nuovo motto della Procura, anche a costo di trasformare la Giustizia Sportiva in piena ingiustizia…"
Che vergogna!
Forza Acireale.