Non so se mentre scrivo sarà già stata posta la pietra tombale sul glorioso Acireale 1946, unica squadra siciliana delle serie professionistiche a non essere mai stata esclusa dai campionati di competenza.
Viene forse meno (la speranza è l'ultima a morire) una formazione che ha militato con onore per almeno quarant'anni nei campionati di B, C, C1 e C2, segnalandosi per correttezza e signorilità dei propri tifosi, per organizzazione del tifo e partecipazione nelle trasferte. Come dimenticare gli anni della B, i 6.000 di Salerno, i 5.000 di Foggia, i 3.000 di Ancona e gli 8.000 in casa con la Fiorentina, in una partita che i granata meritavano di vincere. Era un tempo in cui alle finestre dei paesi vicini appariva la nostra bandiera, che il ct schiumava rabbia nell'eccellenza e l'Atletico Catania aveva raccolto il tifo della maggioranza dei tifosi catanesi (che ora negano dei essere stati atletisti).
Poi sono venuti i tempi bui, e si sono presentati gli avventurieri: gente che non amava la nostra città e la nostra bandiera ed era interessata solo a speculare o a farsi pubblicità: sono venuti i pulvirenti, i cecchi gori, i di grazia, i mauro, e l'Acireale ha iniziato a declinare, di pari passo, non a caso, con l'imprevedibile ascesa del ct.
In questo momento il Catania è vincitore, e molti sono saliti sul suo carro, ma non gli acesi. Resteremo sconfitti forse, ma non schiavi, perché non è mai schiavo chi ha avuto il coraggio di ribellarsi alla prepotenza, al malaffare, all'improntitudine. Forse è già una vittoria l'odio dei catanesi, che non riescono a simulare l'indifferenza. E forse avremo lasciato un seme, di cui qualcuno potrà ricordarsi con la testa alta e, in questo solco, riuscire a liberare Acireale da catania e a fare risorgere la squadra granata. FORZA ACIREALE. :!: :!: