Per me Pelligra è qui per un qualche patto con la politica e non durerà più di un'altra stagione. Se ci pensi questo spiegherebbe il perché di questo disinteresse evidente.
Io ritengo altamente improbabile che la politica abbia giocato un ruolo attivo nell'arrivo di Pelligra a Catania. Per un motivo molto semplice: se la la sarebbero scambiata in ogni dove, avrebbero strombazzato ai quattro venti il merito di aver portato un gruppo industriale australiano a Catania.
Per me le cose sono andate esattamente per come le abbiamo viste svilupparsi: Dante Scibilia, venuto a sapere dell'intenzione del gruppo australiano di investire nel Calcio in Europa, conoscendo bene la situazione di Catania (tifoseria, infrastrutture ecc.) per aver collaborato con Tacopina (a proposito: che fine ha fatto?), propone a Pelligra la partecipazione al bando indetto dal Comune. La politica, come tutti quanti noi, non sapeva affatto chi fosse Pelligra.
Certo poi si sono costruiti rapporti e relazioni, Pelligra ha partecipato all'assegnazione dell'area industrale di Termini Imerese appartenente alla Regione, cosa di cui credo si pentirà molto presto: una cosa è fare l'immobiliarista nel Sud Est Asiatico, altra cosa è farlo in Sicilia.
So che, al di la della sbruffoneria di facciata tipica catanese, molti tifosi pensano che bisogna genuflettersi a chiunque metta soldi per far rotolare il pallone al "Massimino" perché qui non siamo in grado di fare nulla da soli, ma io credo che il solo bacino di utenza ci renda appetibili per gruppi anche non autoctoni in grado di fare le cose normali per stare tranquillamente almeno in B, che al momento è forse la dimensione che ci potrebbe calzare.
Né genuflettersi ma neanche sentirsi degli "Dei" del tipo "noi possiamo fare di tutto". Il bacino d'utenza non basta se poi non c'è chi tira fuori i "soldi veri". Non possiamo prescindere da questo: sono i "soldi veri" che fanno girare il pallone al Massimino.
Poi naturalmente ci sono altre possibilità: i "soldi a debito" di quelli che fanno tutto "a debito" magari mettendo avanti la liquidità degli abbonamenti: ma questi durano poco. Ed infine ci sono i "soldi virtuali": quelli che "annunciano" bonifici che non faranno mai, che fanno le vittime dei poteri del calcio ecc. ecc.
Per ora i "soldi veri" Pelligra li ha messi e
gli va riconosciuto senza alcuna genuflessione riservandosi sempre la sacrosanta critica sugli errori e sugli sbagli, come stiamo facendo qui. Anche in questa fase in cui si parla di "budget ridotto" stiamo parlando di cifre paragonabili, se non più alte, di quelle investite dalla Juve Stabia o dalla Carrarese per andare in serie B.
Il Catania con gli acquisti delle ultime ore di mercato, partirà con tutti i requisiti per coltivare le sue ambizioni. Vedremo alla fine, ma non credo assolutamente che possa ripetersi un'annata come quella da incubo appena trascorsa.
Sulla crescita della società concordo pianamente. Come ho scritto in un precedente post, sono dell'avviso che il Catania non abbia ancora sviluppato una struttura societaria adeguata alle ambizioni proclamate. A partire dalla comunicazione, ai ruoli nella struttura gestionale. Siamo fermi a due anni fa: un grande Allenatore ed un ottimo Direttore Sportivo.
Al riguardo ho espresso tutte le mie critiche alle capacità di Grella circa la costruzione e la gestione di una società sportiva ad un livello professionistico. Tuttavia noto come egli goda ancora della fiducia di Pelligra (i rapporti umani vengono prima degli affari e dei soldi: se così fosse questo andrebbe a merito del Presidente Pelligra).
Sono comunque dell'idea che, all'interno del gruppo Pelligra, l'investimento nel settore sportivo (ed il Catania credo sia la voce più rilevante) adesso sia monitorato e giudicato diversamente rispetto a due anni fa (non a caso Grella ha parlato di impossibilità di comunicare con gli "australiani", non riferendosi evidentemente all'amico Ross) e non è detto che ciò rappresenti necessariamente un elemento negativo. Prendo ad esempio i ricchissimi indiani che hanno investito nel Como senza mai strafare, anche adesso che sono in serie A. Le crisi servono anche per crescere: vedremo se questa regola varrà per il Catania.