No, caro bua, non ci sto a questa chiamata di correo del tifoso.
Il tifoso non interferisce sui fatti societari, è solo velleitario pensare che possa addirittura incidere sui cambi di proprietà. Esempi di proprietà invise ai propri sostenitori ce ne sono a decine dal Manchester United alla Lazio, passando per il Bari dei fratelli Matarrese e via andare nelle serie minori e le situazioni sono rimaste tali per decenni, o persistono tutt’ora, quando non è arrivato un fallimento. A Catania la contestazione c’è stata sin dal primo anno di B, ma non è servita a nulla, ricordo manifestazioni con presenza (sic!) di 500 persone, stadio deserto, multe in continuazione come forma di pressione, ma non è successo nulla solo il precipitare della situazione finanziaria ha portato al cambio di proprietà.
L’unico rammarico che ho in questo senso è che non siamo stati compatti all’indomani dei treni del gol a disertare lo stadio, anzi abbiamo risposto, se non ricordo male, con la sottoscrizione di 5.000 abbonamenti. Ritengo, infatti, che quella scelta di far mancare qualsiasi sostegno economico alla società, fatta da me e da pochi altri, ma non dalla massa dei tifosi, in una Lega Pro che vive quasi esclusivamente di entrate da stadio, avrebbe quanto meno anticipato le difficoltà finanziarie che hanno portato lo scorso anno al cambio societario. Non mi sogno però minimamente per questo di chiamare a correi di questo disastro annunciato i tifosi che hanno continuato ad andare allo stadio.
Diversa è invece la situazione del mondo dell’informazione, lì si che la responsabilità ci sta tutta, nessuna volontà di indagare, nessuna inchiesta, nessuna domanda difficile, solo acquiescenza ai potenti di turno e questo vale a tutt’oggi con questi scalcinati che ci ritroviamo.
Però, perdonami non posso leggere senza sorridere questa frase scritta da chi, probabilmente in quell’epoca forse non era nato oppure era piccolino :”I giornalisti sanno come fare le pulci a chi di dovere avendo praticato questa attività (esagerando) per decenni quando il Club era di Angelo Massimino e della sua famiglia.” I giornalisti dell’epoca si chiamavano Luigi Prestinenza, Candido Cannavò, Mario Garozzo, ecc., con tutto il rispetto e senza voler essere offensivo, imparagonabili con gli attuali protagonisti dell’informazione. Con inoltre un’aggravante, loro, come d’altra parte io, per ragioni anagrafiche, il Catania in serie C l’avevano visto giocare poche volte, solo serie B e serie A, per cui il navigare permanente in terza serie poteva legittimamente essere vissuto come un costante fallimento. Non come ai giorni nostri, quando addirittura dal nucleo portante della tifoseria, la terza serie del calcio professionistico viene reputata la normale dimensione del Calcio Catania.
Infine, nel 1993 ci ha salvato l’ostinazione del Presidente Massimino, non la compattezza dei tifosi, che, dopo, sono stati meravigliosi con il loro sostegno ai colori rossazzurri.