Quando si dice l'importanza dell'allenatore.
Non è che il calcio italiano abbia subito una rivoluzione nell'ultimo triennio tale da fare diventare la nazionale da "esclusa" dai mondiali (impresa veramente difficile farsi escludere...) a campione. Perciò non ci sono dubbi che il cambiamento è dipeso dall'allenatore e dal suo staff di collaboratori. Capaci innanzitutto di selezionare giocatori con buoni "fondamentali", cosa tutt'altro che facile in un campionato che punta sempre più sulla preparazione fisico-atletica (la trasformazione di giocatori da agili e mingherlini a muscolosi atleti in certi casi è imbarazzante). Caratteristiche funzionali ad un'idea di gioco fatta molto di possesso palla e di passaggi (il famoso tiki-taca) a centrocampo. Un calcio che molti ritengono "moderno" ma che a ben vedere tira fuori il bello "antico" del calcio: la tecnica di base, la capacità di fare un passaggio corretto, di stoppare il pallone bene, di mettere fuori tempo l'avversario, di muoversi insieme ai compagni.
Io non ero un estimatore di Mancini, ma ho dovuto ricredermi - ovviamente anche per il risultato finale - ma soprattutto per come è stato leader, per come ha saputo creare un gruppo di calciatori determinato verso un obiettivo, per come ha saputo infondere tranquillità (essenziale quando si va a tirare un calcio di rigore...vedi l'errore di Giorginho che conferma che ai rigori sbaglia quasi sempre il giocatore tecnicamente più forte), per come ha saputo "leggere" bene le partite (ma qui forse un ruolo lo ha avuto anche il suo staff).
Il torneo dell'Italia non è stato semplice come da più parti si dice. La Svizzera, battuta con facilità, si è rivelata un'ottima squadra, così come l'Austria. La vera finale, è stata contro la Spagna, la più forte nazionale degli europei (secondo me), con giocatori molto tecnici, con una perfezione imbarazzante nei fondamentali - molto più bravi degli italiani - e battuti grazie ad una capacità di adattamento all'avversario più forte che è la caratteristica del modello "difensivista" che Mancini meritatamente ha mantenuto nella squadra e tirato fuori all'occorrenza.
Sarebbe stato un peccato perdere la finale contro una squadra di "scarponi" votati al calcio fisico (con qualche eccezione proprio in quelli che hanno sbagliato i rigori ed in Sterling, l'unico a non gettare via la medaglia d'argento). La disattenzione iniziale (una delle regole fondamentali del calcio: massima attenzione nalla fase iniziale di studio della partita), che ha tradito l'emozione dei nostri calciatori e poi una gran partita fatta di pazienza e di disciplina tattica che alla fine hanno premiato