Sabato dovrebbe iniziare il campionato di Serie C, e dico dovrebbe perché si parla di uno sciopero dell’AIC.
Sono state presentate le maglie ufficiali, che io considero molto belle, perché preferisco le bande larghe. Gusti personali. Purtroppo, per l’ennesima volta, dovremo vedere quella specie di celeste alternarsi al rosso, mentre tutti sanno che in passato l’azzurro delle maglie era più vivace. Ma poco importa.
La seconda maglia è simile a quella del 2008-09, bianca e con due bande diagonali, tipica nel calcio argentino, ma originale (nel 2008) in serie A. In questi ultimi anni è stata adottata da molte squadre. A me piace molto.
Ma tutto questo non ha importanza. Forse è più interessante parlare della squadra, dei giocatori, delle prospettive e del calcio che questa piazza meriterebbe, dato che le disavventure degli ultimi anni non dipendono dai tifosi ma dall’incompetenza della Società nel biennio 2013-15. Eppure, una buona parte di tifosi vorrebbe rendere tutti colpevoli, persino Pietro Lo Monaco, che invece è il dirigente cui la Catania calcistica deve tutto. A queste persone voglio dire solo una cosa: togliete Pietro Lo Monaco dalla recente storia del Calcio Catania e avrete il nulla, al massimo i campionati di terza serie, cui oramai eravamo abituati.
Inoltre, l’operazione di risanamento economico è quasi un record: riuscire a salvare una Società dal fallimento per alcuni potrebbe essere il prolungamento di una sofferenza, per me invece ha molto valore, così come ebbe tanto valore il lavoro di Massimino dopo il 1993, in cui con una lenta risalita, categoria dopo categoria, si ritornò in serie C1 senza ricevere favori da nessuno e senza chiedere niente. I 20.000 del Massimino in serie C2 non li dimentica nessuno e per tanti anni il motivo d’orgoglio proncipale dei tifosi catanesi fu quello di non essere falliti e di continuare con la stessa squadra dal dopoguerra a oggi.
Chi avrebbe preferito un fallimento per ricominciare da zero, probabilmente, non ha vissuto la storia del Catania negli ultimi trent’anni; e se lo ha fatto, ha la memoria corta. E in ogni caso, come si può auspicare un fallimeneto? No grazie, non è nella mia mentalità, io non ragiono così.
Qualcuno potrebbe dire che i tifosi hanno il paraocchi, perché il proprietario è ancora il protagonista maldestro della vicenda “i treni del gol” e che non si dovrebbe tifare per una squadra che appartiene ancora a lui. Mah, io credo che il Catania sia ancora una “creatura” di Lo Monaco e che sia andato avanti in Serie A grazie al suo lavoro e alle plusvalenze, perché il talento di un calciatore vale poco se non c’è anche un lavoro di formazione che avviene all’interno di una Società gestita bene, non solo con il denaro ma anche con l’umiltà e il buon senso. Lo Monaco ha preso sempre giocatori che non costassero un investimento troppo pericoloso e ha reso i giocatori discreti o mediocri dei professionisti che potevano giocare in Serie A. Molti calciatori lontano da Catania hanno deluso, perché il contesto aiutava il singolo. Stiamo parlando di una squadra di provincia che in otto anni è diventata una realtà solida in serie A, senza rischiare e senza eccedere in esagerate aspettative.
Oggi il discorso è diverso, perché la Serie C è un’altra realtà e perché prima di pensare alle plusvalenze bisogna pensare ai debiti e alle difficoltà. Io non pretendo niente e non mi piace il sarcasmo di chi sottolinea il rendimento di un giocatore o le scelte dell’AD. In queste condizioni e con questi presupposti, posso solo tifare, commentare e criticare i singoli episodi e le singole prestazioni.
Passiamo alla squadra...