E’ vero, basta davvero poco per distruggere ciò che diligentemente si è costruito con minuzia e sacrifici. Quel “poco” non è un errore, oppure una dimenticanza, ma la mancanza totale di umiltà, la riluttanza nel cercare un confronto costruttivo con chi ha come priorità la passione e l’affetto, con chi magari ci rimette di tasca e si rode il fegato ad ogni sconfitta.
Eravamo un modello per tutti! E tutti c’invidiavano il modo come riuscivamo a stare nel calcio con budget irrisori rispetto alla media: i nostri fuoriclasse si chiamavano Mascara, Spinesi, Martinez, Gomez, Maxi Lopez nulla che vedere con gente come Eto, Ibrahimović, Pastore, Cavani, Lavezzi… Eppure eravamo lì, ce la giocavamo e ci toglievamo grosse soddisfazioni. Ricordo ancora l’Inter di Mourinho in ginocchio al Massimino, umiliata dal cucchiaio di Mascara ed irrisa dalla Malaka di Martinez, Inter che quell’anno vinse tutto ciò che c’era da vincere, come rimane indelebile nella memoria lo 0-4 contro il Palermo più forte di sempre.
Gli errori non mancavano e neanche i momenti di tensione, ma alla fine la competenza emergeva come sempre e ci riportava in carreggiata, riaccendendo gli entusiasmi e confermando la regola che dove c’è serietà ed attitudini ci saranno sempre risultati!
E così, anno dopo anno, questa Società si è andata affermando nel massimo campionato e nel territorio, ritagliandosi uno spazio proprio e distinguendosi dalle altre per il modo di amministrarsi, di gestire gli uomini, di fare mercato. Nasce il centro sportivo di TDG, unico al centro sud e tra i primi in Europa come impianti, attrezzature, design. Si scala la classifica, fino ad arrivare al miglior piazzamento di sempre, ottavo posto.
Eravamo tutti orgogliosi del nostro Presidente, convinti di essere proiettati in un’altra dimensione,…un’isola felice.
Fin quando accade l’impoderabile, un fatto strano ed insolito per quello che era stata fino a quel momento la logica societaria: il Presidente smembra un’organizzazione perfetta e vincente per affidare le redini del suo gioiello ad un procuratore che detiene le procure della maggior parte dei calciatori in organico.
Subito molti storcano il naso di fronte a questa palese anomalia, molti si chiedono increduli come faccia un dirigente in pieno conflitto d’interesse a poter operare liberamente e portare risultati, ma il Presidente, colui che ci ha creati dal nulla, ci assicurava che si trattava dell’uomo giusto al momento giusto, di una vera e propria “risorsa” necessaria se si voleva raggiungere l’obiettivo Europa.
Ed invece subito emerge una gestione disastrosa: mercato sbagliato; giocatori che a campionato in corso minacciano di andar via in caso di mancato accordo sul rinnovo; condizione fisica pessima; nervosismo a fior di pelle; tecnici che vanno e vengono..
Si sprofonda in classifica e si retrocede in un campionato dove la quota salvezza è di 35 punti! Dramma…!!
A questo punto il Presidente invece di mettere alla porta la “risorsa”, lo promuove, trasformandolo da uomo mercato in A.D. e dandogli di fatto le redini della Società.
Si riparte dalla serie cadetta con l’obiettivo di ammazzare il campionato e per questo si riconfermano per tre quarti gli stessi uomini che ci avevano fatto retrocedere, gente senza interesse e senza voglia di riscattarsi. Si rimpingua l’organico con giocatori privi dell’esperienza necessaria per vincere il campionato cadetto e si sceglie un tecnico che non ha mai vinto nulla e non ha mai dato prova di personalità sportiva.
SI chiama un preparatore da sempre in primo piano per i suoi metodi fallimentari e si aprono le porte della società ad organizzazioni ed uomini in passato implicati in prima persona nel calcio-truffa.
Risultato: si perdono partite assurde, si viene surclassati da squadrette di paesini e quindi si arriva al fondo classifica. Dopo tre mesi la nostra “risorsa” dichiara di aver sbagliato guida tecnica e chiama un allenatore preparato, un sergente di ferro, certo ancora di dover ammazzare il campionato! Il buon sergente trova una situazione disastrosa: pessima condizione atletica (come l’anno prima), alto numero di ammonizioni, ma soprattutto si ritrova a lavorare in solitudine senza l’appoggio incondizionato della società, in balia dei risultati e della insubordinazione dei propri uomini. Così non va da nessuna parte! Ed infatti dopo appena tre mesi viene esonerato e viene richiamato l’allenatore precedente, tacciato pubblicamente di non essere all’altezza del compito!!
Naturalmente si perdono partite su partite e si arriva ultimi prima della pausa.
In questo frangente la società chiude i ponti con tutti, in puro stile nordcoreano e si trincera dentro il bunker TDG, una volta centro sportivo d’avanguardia. Il tifo organizzato decide di disertare lo stadio in segno di protesta e di fatto si crea una frattura insanabile tra Calcio Catania ed ambiente tutto.
Si riparte come prima…si cambia tutta la squadra, si chiama un tecnico con poca esperienza alle spalle e per nulla vincente e si riconferma l’obiettivo promozione.
Il risultato è che dopo appena quattro partite, la musica rimane la stessa ed il calciatore più rappresentativo di questa squadra, dichiara pubblicamente e mestamente che non ha più senso parlare di promozione, ma di concentrarsi per evitare la retrocessione, di fatto l’ennesimo fallimento sportivo.
Morale, da quando la “risorsa” è in società il Catania ha perso un numero di partite superiore a quelle perse nei sette anni precedenti; ha cambiato un numero impressionante di giocatori; ha cambiato 5 tecnici (ed ancora non è finita..); ha sempre occupato il fondo classifica del campionato disputato!
Bene, Pulvirenti continua con imbarazzante ostinazione a dare fiducia alla “risorsa” e questo a mio avviso risulta essere l’aspetto più preoccupante….