...alla vigilia di Catania - Chievo del 27 maggio 2007 o dell'altrettanto drammatico ultimo match contro la Roma la stagione seguente avrei vissuto, da tifoso e da catanese, una eventuale retrocessione in B in maniera traumatica, con scarse possibilità di ripresa psicologica nei successivi mesi.
Ma col passare degli anni, con la consapevolezza che la struttura societaria andava consolidandosi in esperienza, competenza ed anche in capacità finanziarie (date le cospicue plusvalenze lucrate) mi accorgevo che tale mia “sindrome da cadetteria” era dettata dagli eventi del glorioso club rossazzurro vissuti in un passato che risale alla mia infanzia, quando dopo la retrocessione in B del 1984 ci fu come si suol dire “a calata”, con un Catania che annaspò per tre anni in seconda serie per poi cadere nelle profonde tenebre (in armonia con l’andazzo della città) in quel balordo giugno 1987. E per i più attempati di me ci stava anche l’esperienza del 1970-71. Ancora retrocessione in B, biglietto di sola andata…tre anni per vivere poi l’onta della serie C.
Dunque una paura piuttosto irrazionale, più di origine statistico-cabalistica che altro. Dal girone di ritorno con Diego Simeone (2010/2011) in poi, l’irrobustimento della società Calcio Catania, confortato da due splendidi campionati, mi scacciò definitivamente il “fantasma” della “calata libera” qualora per disgrazia avessimo imboccato una stagione balorda con magri risultati originati da infelici scelte tecniche.
In caso di retrocessione ero propenso a pensare che saremmo risaliti immediatamente, come fa l’Atalanta da quarant’anni, come hanno fatto di recente Parma e Siena, come probabilmente faranno i “cugini” rosanero alla fine della prossima primavera. Perché dopo diversi anni di A, con una “navigata” struttura abituata ad alti livelli è molto difficile che il successivo anno non si arrivi quantomeno ai playoff per l’approdo alla massima serie.
Poi avvenne qualcosa di inaspettato…estate 2012 crisi WindJet, chiusura dell’attività della compagnia, inizio di un lungo contenzioso con le forze lavorative, con le istituzioni finanziarie e col mancato acquirente (Alitalia –CAI, dell’allora AD Andrea Ragnetti, quello dei vibratori made in Nederland, quando era dirigente Philips...) con strascichi che durano sino ad oggi e che stentano a trovare una via d’uscita ben definita.
Ed ecco che d’improvviso questa mia paura di una “calata” verso le tenebre è riemersa, con la variante che essa non ha più basi irrazionali ma fondate ragioni. Di natura ovviamente economico- finanziaria.
E qui veniamo al punto. Il Calcio Catania non è solo una S.p.A., non è una mera impresa privata ove un amministratore deve dar conto agli investitori ed ai creditori in quanto esposti finanziariamente per il loro denaro investito o prestato all’azienda in questione.
Il Catania è un’istituzione della città. Di essa, della sua storia è parte integrante. Nessuno potrà mai negarlo.
A cominciare dal nostro attuale Presidente. Che a questo punto ha il sacrosanto dovere, da persona con dignità quale egli è ( e sarà, mi auguro), di spiegare, non le ragioni tecniche di questo calvario di stagione calcistica, ben note anche al più infante dei tifosi rossazzurri (errata campagna acquisti, sostituzione di un dirigente capace come Gasparin con un Pablo Cosentino mero “sensale” del calcio e nullo come dirigente sportivo) ma di chiarire qual è LO STATO DI SALUTE del Calcio Catania e del gruppo Finaria il cui andamento potrà influenzare in maniera determinante (come probabilmente lo ha già fatto quest’anno) sul destino della squadra finché essa ovviamente avrà un Nino Pulvirenti quale azionista di maggioranza.
Perché qui non è in gioco la pronta risalita della squadra in A (ci metterei la firma se avvenisse in due anni, sarebbe un record nella storia rossazzurra) ma la sopravvivenza del Calcio Catania stesso !
Da tifoso, da catanese che ha gioito e penato mille avventure calcistiche rossazzurre per le quali, come tutti Voi che mi leggete, ha passato innumerevoli notti insonni e speso incalcolabili energie mentali dettate esclusivamente dall’amore incondizionato di questi colori HO IL DIRITTO di sapere se il nostro immediato futuro assomiglierà a quello dell’Atalanta (pronto ritorno in A), della Reggina (lento spegnimento verso l’anonimato) o del Messina dei Franza (fallimento) !!!!
Dunque caro Presidente le fatidiche domande a cui ci devi una risposta sono le seguenti:
• Il Catania ha onorato i tutti debiti vs. Impresa Ernesto Stancanelli per la costruzione del Centro Sportivo Torre del Grifo? O dobbiamo aspettarci un decreto ingiuntivo dei creditori da un momento all’altro? Com’è messa la società con i debiti tributari e previdenziali? Quali gli impegni effettivi verso Pablo Cosentino e Pietro Lo Monaco (che ancora reclama pecunia)?
• In che misura hanno inciso gli impegni finanziari derivanti dal default di Windjet con le scelte tecniche di fine stagione 2011-2012 e la gestione ordinaria dell’attuale campionato? Ha dovuto drenare risorse del Calcio Catania (magari con stipendi arretrati o ridimensionati dei giocatori che potrebbero spiegare parte dell’attuale stagione fallimentare) per tappare le falle della compagnia aerea?
• Il gruppo Finaria (escludendo Calcio Catania) sarà in grado di sopravvivere con i soli supermercati (Meridi srl) e gli alberghi di Taormina-Mazzarò (Platinum Hotel)? Oppure anche il settore della GDO e della gestione turistica versa in cattive condizioni?
• Se al dissesto Windjet seguisse un giorno quello dei Fortè e degli hotel (con nefaste conseguenze indirette per il Calcio Catania) avresti già pronto, per il bene della città e dei tifosi, un partner finanziario o un potenziale acquirente a cui cedere le azioni del Calcio Catania e dunque far mantenere la squadra ad alti livelli?
PRESIDENTE SEI PREGATO DI RISPONDERE AD OGNUNA DI QUESTE IMPORTANTISSIME QUESTIONI !!!!!
Un caro abbraccio a tutti