Casorezzo (MI), 10 Novembre 2013
Cari forensi,
dovevamo vincere e così è stato, ma che sofferenza! Come al solito, duriamo poco più di un quarto d'ora e la colpa dei nostri sta nel non concretizzare in questa fase di grazia, come purtroppo è avvenuto con il Sassuolo. Poi l'Udinese prende le misure e trovano spazi colpevolmente lasciati liberi e difensori che per motivi ignoti non contrastano nel modo migliore. Per fortuna anche loro non concretizzano. Il rigore nostro era netto, ma Domizzi non ha ricevuto il secondo giallo, come da regolamento. Per quanto riguarda il loro presunto rigore, devo constatare che su premium hanno mandato in onda tutte le immagini a disposizione da ogni angolatura con un'insistenza fastidiosa, finché non hanno deciso che Tachtsidis ha toccato effettivamente con la mano e che dunque l'Udinese era creditrice di un tiro dagli undici metri: forse c'era, ma che le immagini abbiano fugato ogni dubbio lo può dire soltanto quancuno in mala fede. Del resto, tutta la telecronaca si basava sul fatto che l'Udinese è in crisi e che doveva assolutamente riprendere la sua corsa verso i traguardi che le competono. Inoltre, sono stati inquadrati uno per uno tutti e cinque i tifosi udinesi presenti al Cibali. Così è: non solo quando giochiamo contro le grandi, ma a chiunque ci troviamo di fronte è riservata un'attenzione particolare, superiore a quella che tocca a noi. Giusto per fare un po' di vittimismo. C'è da dire che l'Udinese ha davvero controllato la partita, come affermava con la consueta spocchia Guidolin nelle interviste del dopo partita: con l'Udinese sbilanciata in avanti alla ricerca del pari non siamo riusciti a sfruttare in maniera efficace nessun contropiede. Abbiamo lasciato loro inspiegabilmente l'iniziativa: sembrava quasi che a centrocampo avessimo un buco. Questa vittoria è la benvenuta, ma non è con partite come questa che potremo risolvere i nostri problemi. Speriamo che la sosta ci consenta di recuperare qualcuno e di trovare una condizione fisica accettabile. Presente a Torino alla ripresa. Cordialmente,
Marco Tullio