In un affare in cui sono in ballo interessi rilevanti, io credo che nulla accada per caso. Da anni ho smesso di pensare ai giornali italiani come al "quarto potere" libero ed indipendente. Corriere, Repubblica entrano in un gioco che "deve" mettere l'imprenditore "siciliano" al suo posto: quello del traffichino, del sef made man dall'ombra oscura. Il tutto metre Alitalia continua a riversare sull'azienda siciliana accuse veramente risibili per il mondo degli affari a certi livelli. Quasi quasi stavano per cascarci, gli ingenui imprenditori bresciani nella trappola tesa dall'astuto catanese, capace di nascondere la realtà, di manipolarla come il mago Silvan, come Martinez alla Juve.
E allora mettiamoli in fila i fatti, quelli che, parzialmente, e con molta fatica di lettura approfondita e "laterale" riusciamo a ricavare da quanto riportato dai giornali.
1. Alitalia, il principale vettore italiano, messo su per volontà politica e con una pesante iniezione di denaro pubblico (prepensionamenti, scivoli, cassa integrazione ecc.), da un pool di imprenditori bresciani i cui interessi si intrecciavano con quelli delll'allora premier, che con i suoi cento e passa aerei muove 12 milioni di passeggeri all'anno decide che è venuto il momento di allargarsi (anche in vista di una possibile vendita all'Air France) sul mercato italiano. Entra allora in trattativa con Wind Jet, il maggiore operatore low cost italiano (3 milioni di passeggeri) e con Blu Express, un operatore quasi insignificante.
2. Cosa c'è in ballo quindi: 3 milioni di passeggeri e gli slot nel maggiore aeroporto del Sud Italia e in alcuni aeroporti del Nord. Fissiamo bene questo punto perchè è cruciale in tutta la vicenda.
3. Che Wind Jet, compagnia di trasporto aereo creata senza aiuti pubblici, operi con 12 aeromobili presi in Leasing lo sanno anche i non addetti ai lavori, non diciamo i bambini. Quindi principale valore della Wind Jet è costituito dall'avviamento (la clientela fidelizzata) e dagli slot negli aeroporti. Che Alitalia scopra questo soltanto ora (vedi intervista all'AD Ragnetti), permettetemi, è alquanto singolare.
4. A Novembre 2011 Mediobanca, non quindi la Banca Agricola Popolare di Belpasso, in vista della possibile cessione ad altro operatore del settore, stabilisce, analizzando i bilanci e mettendo il naso dentro le carte dell'azienda, che Windjet ha un valore notevole, appetibile sul mercato del trasporto aereo.
5. La compagnia messa sul mercato attira l'interesse dei tedeschi e di Alitalia. La compagnia sceglie di trattare con Alitalia. In sette mesi, fino ad aprile, mese in cui viene annunciata dalle parti l'intesa di massima per l'integrazione di Wind Jet in Alitalia, non è possibile che non ci sia stato tutto il tempo di valutare il "rischio finanziario" dell'operazione, come invece, a scusante per l'interruzione della trattativa, continua a ripetare l'AD di Alitalia. Ma nel mondo degli affari non è così, il rischio è la prima variabile analizzata. A chi la vuole raccontare? Per di più è emerso che si tratta dei rischi legati ai contratti di manutenzione. Ai contratti..... A qualcosa di scritto che deve saltar fuori. E si interrompe una trattativa in cui sono in ballo le vite di migliaia di persone per questo?
6. Wind Jet ha continuato a vendere i biglietti sul suo sito, nelle agenzie, ai tour operator, nella certezza del buon fine della trattativa, alla quale mancavano soltanto i dettagli. Sarebbe stato da folli esporsi alle azioni risarcitorie dei clienti ove non fossero stati sicuri della continuità del servizio.
7. E' inutile che contiunano a tacciare di incapacità il management di Windjet, almeno della vicenda industriale della compagnia: avranno pure le loro colpe ma la lista dei fallimenti dei vettori aerei in europa è lunga quannto un elenco abbonati di una squadra di calcio. Il motivo è molto semplice: una piccola compagnia ha dei costi fissi (servizi a terra ecc.) che ripartisce su un numero limitato di clienti. Una grande compagnia gli stessi costi li ripartisce su un numero enormemente maggiore. Fino a quando il carburante si manteneva entro un certo livello di costo, i ricavi riuscivano a coprire i costi fissi. Da qualche anno a questa parte non è più così. E la stessa Alitalia fa fatica a mantenere l'equilibrio costi/ricavi (e per questo è in vista il "matrimonio" con air France).
CONSIDERAZIONI PERSONALI. Alitalia con questa mossa ha impedito ad un operatore tedesco di piazzarsi sul mercato italiano del low cost. Ha la buona speranza che gli slot, se non saranno messi all'asta, saranno ripartiti fra più compagnie, senza quindi un nuovo concorrente, ma potenziando leggermente ogni operatore attuale (un piccolo danno insomma). Dei tre milioni di passeggeri in maniera "naturale" (in quanto è la compagnia che offre più voli al giorno) la stragrande maggioranza volerà Alitalia, la quale resterà, nelle rotte del sud sulle quali è già abbondantemente presente, il vettore di riferimento, quasi monopolista. Una partita giocata sulla pelle dei siciliani, in primo luogo i lavoratori della Windjet, (e di un bel pò di italiani che si erano affezionati al vettore low cost). Le conseguenze quindi saranno di due ordini: un salasso occupazionale che metterà sulla strada 500 famiglie più l'indotto; un inevitabile aumento dei prezzi sulle tratte per Roma e Milano.
Sarò affetto da "travaglite", ma penso che questa fosse la strategia fin dall'inizio. Del resto, una compagnia - Alitalia - che ha il problema dell'esubero del proprio personale come può pensare di assumere 500 persone di un'altra compagnia?
Perchè Pulvirenti e i suoi collaboratori si siano infilati in questa strada senza ritorno a noi non è dato sapere. Probabilmente hanno giocato altri fattori che hanno indirizzato verso questa scelta.
Non credo che il "bene" sia sempre in Sicilia e gli altri siano brutti e cattivi, ma certamente in tutta questa vicenda i "furbastri" gli "astuti" non sono stati i siciliani, i quali anzi, hanno avuto un comportamento "anglosassone" nel rispettare l'intesa già raggiunta e ora rinnegata.
Scusate per la lunghezza del post, prometto che non lo farò più.