In questi giorni è un strombazzare di proclami tra i due presidenti: Pulvirenti dice che il Catania arriverà prima del Palermo; oggi, replica di Zamparini, sarà l’esatto contrario; ossia: more solito come ogni campionato, la solita dozzina e passa di punti. Il forum intanto sprizza entusiasmo rossazzurro e musi lunghi rosanero.
Pessimismo assolutamente ingiustificato dato che malgrado tutto siamo quinti in classifica (posizione più che consona agli obbiettivi dichiarati all'inizio) e tutta una serie di annessi e connessi di cui non mi spiego come non si possa tenere conto: 5° posto solitario in classifica (sesto per punti fatti, c’è l’Atalanta) raggiunto con una squadra che ha un undici monco (il reparto avanzato è tutto da resettare) e una dirigenza che non lesinerà impegno per provvedere in tal senso. E mi sembra anche naturale che si sia aspettato di vede di cosa effettivamente si ha bisogno. Fuori casa abbiamo incontrato tutte le big (e solo quelle) del campionato, trovandoli alcune volte nel loro momento migliore e sempre assetate di punti. Potevamo avere miglior sorte in tal senso. Ma malgrado ciò, non solo il Catania (che a differenza nostra, si e fatta le sue trasferte comode comode con quelle del lato destro della classifica, il Milan l’abbiamo in comune), abbiamo sotto anche il Napoli, dai più qui dentro quotato per la vittoria finale del titolo, abbiamo sotto anche la Roma dell’americano miliardario, il Genoa dello spendaccione Preziosi e la Fiorentina del pragmatico (sulla carta) Della Valle. Sono tutte dirigenze, Catania compresa, che nell’immaginario collettivo, qui dentro e altrove, noi li dovremmo prendere ad esempio come modello da seguire. Esempi di gestione, di programmazione, di relazioni e di rapporti con i propri tesserati e con il mondo che sta attorno. Sarà! Ma io sono più propenso a credere che questa squadra a gennaio subirà una necessaria rettifica e se la giocherà un'altra volta per l’alta classifica (anche perché il calendario al ritorno si inverte e si invertiranno anche gli effetti), con buona pace di tutti i suoi detrattori, qualsiasi sia la loro fede. E che saremo sempre noi, alla fine, quelli ad essere simpaticamente invidiati.