Il calcio purtroppo è cambiato. Mi sembra di rivedere lo stesso film dei grandi centri commerciali che con la loro esistenza hanno affogato l’economia spicciola cittadina. Allo stesso modo, il colossale business delle payTV ha pesantemente condizionato il mercato calcistico, lasciando alle povere squadre dell’estrema provincia solo le briciole. Non solo che squadre come Gela o come il Milazzo altro non hanno che il loro striminzito pubblico locale, ma questo stesso è stato attratto da un abbonamento televisivo a pochi euro al mese e…, altro che calcio paesano (che comunque, per cuore ed agonismo non ha nulla da invidiare ai grandi eventi calcistici della serie A), ti vedi il più bel campionato di calcio italiano comodamente sdraiato nel tuo divano di casa, al riparo dall’acqua e dal vento.
Penso già a quelle giornate nere, di pioggia battente per ore ed ore, di freddo rigoroso e implacabile e la prospettiva di uno stadio (di sicuro fatiscente se siamo nel profondo sud) a cielo aperto, esposto a tutte le intemperie atmosferiche e la tua squadra (del cuore) che tenterà di giocare una la sua gara in campo reso pantano dalle condizioni climatiche avverse. Se al contempo c’è un Inter Milan o un Roma juventus in TV, è facile immaginare dove passerà la sua domenica sportiva il tifoso gelese o milazzese che sia. Con buona pace di quei pochi presidenti facoltosi locali che chissà perché, ancora credono in questo sport nelle categorie inferiori.
Le squadre che falliscono ogni anno in Italia si contano a dozzine. Se ne parla poco e in maggioranza solo a livello locale.
Cosa fare: leggo cose assurde, tipo presentare 600 mila euro di fidejussione, tipo aspettare 500 mila euro di contributi del comune, e chissà quant’altro. Penso che occorra una legge che di fatto inserisca il calcio di questi livelli (quindi scoperto da qualsiasi contributo esterno ma che si regge solo su risorse attienti al comprensorio di competenza), tra le attività ricreative di utilità sociale e quindi venga defiscalizzato al massimo. Creare stadi nuovi, piccoli ma moderni; coperti, comodi da raggiungere, uno stadio che non sia fruibile solo in concomitanza delll’evento sportivo ma che diventi parte integrante della quotidianità locale e dell’economia cittadina, in modo che l’andare allo stadio diventi una consuetudine per la maggior parte dei cittadini. Poi, se oltre a tutto ciò il presidente locale riesce anche ad avere un simil Lo Monaco che oltre ad essere un bravo talent scout sappia gestire bene i bilanci, reggere una squadra di calcio nelle categorie minori diventa senz’altro più semplice ed il rischio fallimento dovrebbe essere scongiurato.