Il sentore lo avevo avuto all'ingresso di Marchese, gli spalti mi sembravano stranamente più vuoti. Ma con l'ingresso di Orazio poi sono scomparse altre sei settemila persone. sugli spalti ormai vedevo solo cinque seimila persone, quelle che nei terribili anni 90 si sono subiti tutta la via crucis delle serie inferiori, dei campi in terra battuta, gli sfottò dei protoriani e dei tifosi delle strisciate.
Certo, in spirito c'erano quelli come me che rompevano le scatole ai parenti per sapere cosa aveva fatto il Catania, soffrivamo in esilio noi.
Ma la cosa più assurda era che erano scomparsi anche i giocatori in campo, non tutti, ne erano rimasti tre, tre ragazzini siciliani con una maglia più grande di loro che correvano come pazzi sul prato del cibali gridando; facciamo che sono Rado, facciamo che sono Bonfanti, facciamo che sono Mutti, facciamo che sono Olivera, facciamo che sono mascara il Calatino, facciamo che sono Marchese il Nisseno, facciamo che sono Orazio è sto vivendo un sogno.
In quel momento mia moglie mi ha chiesto perchè piangevo, come gli lo spiego a una di Roma che per me oggi è finito un ciclo, romantico quanto vuoi, ma fatto di tanta sofferenza, e ne inizia uno nuovo dove "facciamo" che il Catania calcio è una realtà meravigliosa grazie ad un presidente catanese e a un "guappo napoletano.
"U Mastru"
P.S. sia ben chiaro, facciamo che io sono Rino Rado.