Avevo undici anni quell’ultima volta in cui il Catania affrontò la Juventus in campionato. E di quell’ uggioso pomeriggio autunnale del 1983, nonostante siano spirati quasi cinque lustri, due ricordi mi sono rimasti indelebili:
• il primo, piacevole, costituito dallo stadio, stracolmo sino all’inverosimile. Trentacinque, forse quarantamila o più spettatori , un alveare umano che involontariamente creò una sensazionale illusione ottica che faceva apparire l’impianto sportivo come se fosse composto non da due ma da tre anelli, il terzo formatosi da quell’ indistinta folla di persone che riuscì ad occupare ogni metro quadro (o cubo) che separava il parterre dal primo gradino delle tribune e delle curve.
• Il secondo ricordo, molto sgradevole…no, non parlo del risultato che poteva anche starci in un contesto dove si affrontavano il peggior Catania in serie A della storia rossazzurra ed una delle migliori Juve di tutti i tempi, quella del ciclo Platini che si apprestava a conquistare Italia, Europa e Mondo.
Parlo invece di quel folto, foltissimo gruppo di individui che esultarono prima al gol di “Pablito” Rossi e poi, ancor di più, al raddoppio firmato da “Roi Michel”.
Nella mia ingenuità da undicenne chiesi a mio fratello, allora ventenne, quanto tempo avessero impiegato tutti ‘sti tifosi juventini a venire da Torino a Catania.
Inaspettata fu per me la sua risposta: solo un’ora, massimo due ore di macchina.
Dentro di me pensai che avessero inventato qualche “supercar” (tipo quella del cartone “Ken Falco”, in voga in quel periodo) ma poi mio fratello mi svelò ciò che per me risultò scioccante: solo un’ora d’auto perché questi tifosi “avversari” in realtà provengono dalla Sicilia, dalle provincie di Enna, Ragusa, Siracusa, Messina e anche dall’entroterra etneo!!
A questo punto la mia domanda fu spontanea: ma se sono siciliani perché NON tifano Catania? Lui con un’alzata di spalle si limitò a dirmi: “chiedilo a loro”.
Ecco, fratelli rossazzurri, a distanza di quasi un quarto di secolo ho l’amara sensazione di rivedere giorno dodici al Massimino le stesse scene di allora.
Di gente dall’accento ennese, siracusano, ragusano, e persino calatino od acese (ed ahimè forse anche qualche “squilibrato” dell’ urbe ) venire qui in casa nostra ad incitare i propri “idoli” Del Piero, Buffon, Nedved, Camoranesi, balzando magari dalla poltroncina o dal gradino all’entrata del pallone nella nostra porta…
“Cari” paesanotti o “viddani” che calate da Centuripe o da Troina, da Pachino o da Francofonte, da Modica o da Vittoria, vorrei solo farvi notare una cosa: se il calcio fosse un mero gioco dove ventidue giocatori rincorrono un pallone, beh, non avrei mai scritto queste parole.
Ma la straordinarietà del calcio sta nel fatto che esso esprime, dal livello più umile a quello più stratosferico, il confronto, la competizione tra due gruppi umani che rappresentano una strada, un quartiere, una città, una regione o una nazione.
Catania – Juventus è l’incontro tra due realtà sociali e la nostra rappresenta quella del popolo siciliano, quel popolo da fin troppo tempo “colonizzato” dai gruppi industriali settentrionali che in nome del lavoro e dello sviluppo economico hanno trasformato la nostra meravigliosa isola in una gigantesca pattumiera dove terra, aria ed acqua in talune zone (vedi Priolo o Gela) resteranno avvelenate per i prossimi mille anni. E noi purtroppo ci abbiamo messo del nostro, votando e rivoltando una classe politica che spesso si è venduta ai giochi di potere di questi “magnati” della finanza.
E tifare contro il Catania ed in favore della Juve (o Inter o Milan) per un siciliano purosangue significa SPUTARE su una di quelle cose che attualmente costituiscono gli elementi di orgoglio della nostra isola.
Sì un elemento di orgoglio da difendere e valorizzare con tutte le forze così come dovremmo sempre fare con due meravigliose risorse della nostra terra : l’agricoltura ed il turismo.
Sì perché all’orgoglio, l’inesauribile fonte di vita e di guadagno che può essere generata dalle arance rosse o dal pistacchio, dai templi greci o dal Barocco, dall’Etna o dalle Isole Eolie si affianca un terzo elemento che è LA SQUADRA DI CALCIO IN SERIE A. Una meravigliosa fonte di divertimento, di passione ma anche di guadagno e di lavoro per tanti!!!!
E vedere certi “PECORONI” conterranei incitare quelle maglie piemontesi non fa che essere una delle tristi risposte alla domanda di perché in Sicilia si fa un’enorme fatica a cambiare lo stato delle cose!!!
Per questo, cari fratelli rossazzurri, vi invito a tifare sabato sera la nostra squadra con ancor più passione ed amore di quanto non lo si faccia normalmente.
Vi invito a dissuadere con ogni mezzo di comunicazione possibile ed immaginabile i vostri amici, colleghi o parenti “viddani” a tifare Juve (e, prossimamente, Milan e Inter) perché non faranno altro che dimostrare di essere degli squallidi ed insignificanti PECORONI che rappresentano una delle frange peggiori del popolo siciliano: quella degli ossequiosi e dei leccakulo nei confronti dei superiori o dei “potenti”. Quella degli individualisti, quella che sale sul carro dei più forti, vendendosi per un piatto di lenticchie.
Fratelli rossazzurri, ripeto, tentiamo nel nostro piccolo di fare questa settimana un’opera di convincimento, di allargamento degli orizzonti mentali di questi sempliciotti conterranei juventini, concentrandoci poi CON TUTTE LE NOSTRE FORZE ad incitare la nostra squadra, SOLO ED ESCLUSIVAMENTE TIFARE E NON MOLLARE MAI!!
Creiamo un movimento positivo, dimostriamo di essere ancora una volta il DODICESIMO UOMO IN CAMPO!!!
FORZA SICILIA, FORZA CATANIA!!!!!!!!