Poche cose da dire:
diciamo subito che senza la mano della terna arbitrale questa partita la potevamo pure scattiare: se togli il primo gol irregolare e rimetti Caserta in campo, espulso immeritatamente, siamo sull’1-1 e con buona gara da giocare. Quell'espulsione, nel nostro miglior momento, è stata una legnata tremenda sulle notre gambe. Ma al di là di Trefoloni, anche se l’avessimo vinta (ma anche pareggiata) sarebbe stato un colossale furto perché la realtà ormai è evidente: questa squadra non corre, non da l’anima e gioca con fin troppa sufficienza e troppa approssimazione. La differenza tra Catania e Palermo non l’hanno fatta i valori tecnici, che pendono vertiginosamente dalla nostra parte. La differenza l’hanno fatta il cuore, il coraggio, la voglia di imporsi, la capacità di arrivare sempre primi sulla palla ma soprattutto la consapevolezza che per la band Stovini e company, Catania è la loro realtà attuale, il loro presente, senza giocatori distratti dalle sirene di qualche strisciata. Sarà mia impressione ma da quando Barzagli e Zaccardo sono andati in nazionale, si sono rovinati, nel senso che la maglia rosanero oggi gli sta troppo stretta. Se vanno in nazionale, allora sono degni di una strisciata. Non si può accettare che domenica dopo domenica entrambi portano avanti il loro compitino con tanta supponenza.
Oggi, a differenza di altre gare, se visto un po’ di gioco ed un po’ di manovra ordinata. Ma siamo ben lontani dall’impensierire i nostri avversari se giochiamo la palla a casaccio, come visto fare oggi fin troppo spesso. A centrocampo Baiocco, Edusei e Colucci si sono bevuti Simplicio e Guana; Brienza e Bresciano degni di chi l’ha visto, Cassani e Biava da dimenticare e Fontana che su primo gol ha incredibilmente paura di allungare la mano. Poi Trefoloni ci mette del suo (l’ingiusta espulsione di Caserta ha chiuso la gara) e per noi è tutto da rifare, a partire dalla prossima gara, s’intende.
Sinceramente sono molto preoccupato dalla mancanza di impegno di parecchi nostri giocatori. A meno che a gennaio non si rivoluziona tutto l’organico, altro che Europa, stazioneremo perennemente nella colonna sinistra della classifica e dovremo stare ben attenti perché lì sotto giocano tutti con orgoglio e coltello tra i denti. Ed ora come ora, di noi ne farebbero un sol boccone.