Sergio, ti ricordo che l'ultima volta sono stati necessari trentadue anni, due Palermo e un presidente friulano per tornare in A.
Alt! Quel mondo non c’è più. Oggi la differenza la fanno le plusvalenze e i proventi televisivi senza i quali, per certe realtà di provincia, sarebbe impossibile consolidarsi nella massima serie. Basta avere un bravo direttore sportivo (Perinetti per esempio), un ampio bacino d’utenza alle spalle e una tifoseria che ti sostiene. Sono cose che a Palermo, come pure a Catania, sono presenti per natura, non c'è bisogno d'inventarsele. Certo se ti affidi a degli sprovveduti, se cominci a improvvisare, se ti senti Dio sceso in terra che non ha bisogno di nulla e di nessuno rischi di non arrivare da nessuna parte.
Funziona così ovunque e se fino a qualche anno fa ci facevamo i derby in serie A mentre oggi ci ritroviamo immersi nella melma, è per chi in un modo chi nell’altro si sono commessi errori dalle conseguenze devastanti.
Oggi ci sono due realtà diverse tra loro e con diverse prospettive. Per iscrivere il Palermo in serie D con zero euro di debiti è stato pubblicato un bando e si sono presentati in 6. Nello stesso tempo sono mesi che leggo che Pulvirenti dovrebbe andar via da Catania portando seco Lo Monaco ma non c’è nessuno interessato. Una differenza di 6 a 0 secondo me non ci sta. Ho la mia idea di come stiano le cose in terra etnea e non è la stessa di ciò che pensa il tifoso comune.
Da parte nostra, secondo me, abbiamo fatto bene a fare opposizione al friulano perché le sue intenzioni erano e sono state disoneste e oltraggiose per noi tifosi.
Da voi, secondo me, allo stato dei fatti, non può esservi futuro diverso da Pulvirenti per cui chi gli fa opposizione va contro gli interessi della sua squadra.
Da noi il fallimento si era reso necessario perchè solo il fallimento poteva liberarci da quell'uomo.
A Catania, il fallimento che è l'unico evento che riuscirebbe a separare il destino della squadra dal suo presidente, non è assolutamente necessario. Ma l'impazienza dei tifosi, l'incapacità di adeguamento ad una categoria tutt'altro che nobile, la smania di una pronta risalita, l'insofferenza verso un direttore che non è il massimo dell'eleganza quando si esprime, rischiano di far saltare il banco.
(IMHO)