Demotivati, da rottamare o persino "ex calciatori" o "isteriche egocentriche zitelle" sono definiti, da coloro che si professano "esperti" del mondo pallonaro, quei giocatori dall'illustre passato che negli ultimi anni della loro carriera calcano i campi della serie C o Lega Pro che si voglia definire.
E' uno dei tanti squallidi luoghi comuni diffusi dalla carta stampata che ama etichettare, come del resto la società in senso lato, individui, gruppi e persino popoli (noi siciliani ne sappiamo qualcosa).
Ogni tanto però qualcuno di questi "ex" calciatori si erge da trascinatore di una squadra in mezzo alla melma (per dirla pulita) di questi anonimi campi di terza serie, dando un sonante schiaffo morale agli "etichettatori" seriali.
E' questo il lieto capitolo che ieri pomeriggio ha scritto Gianvito Plasmati, quell'aitante ragazzo (certo non un mostro di agilità) che ai tempi di Walterone Zenga si "permise" di violare nel giro di poche settimane le porte di Inter e Juventus, entrambe in casa loro.Entrambe le volte con due incornate che valsero il momentaneo vantaggio a San Siro ed il definitivo pareggio all'Olimpico (non c'era ancora lo Rubentus Stadium). Due reti pesanti, che curiosamente furono le poche o forse le uniche segnate in quella stagione 2008-2009. Sarà uno scherzo del destino, ma quelle gloriose giornate rossazzurre probabilmente gli saranno rimaste intrise nel suo animo, quando ha tirato fuori ieri pomeriggio, in un momento di autentico scoramento generale, quelle supplementari energie psicofisiche da risolvere a cinque minuti dal termine una partita che i nostri "giovani" di belle speranze non avrebbero vinto neanche giocando sino a tarda notte. Una lezione di calcio e di vita, quella di Plasmati, poichè ha saputo valicare quei limiti mentali che le vicissitudini societarie hanno instillato in quei giocatori che invece, da "giovani e promettenti" avrebbero dovuto divorare il modestissimo Lupa Castelli Romani.
Plasmati nel Catania 2015-2016 come Agostino di Bartolomei nella Salernitana 1989-90, Beppe Dossena nel Perugia 1991-1992, Massimiliano Cappioli nel Palermo 2000-2001 o Giorgio Corona nel Messina 2014-2015: un usato sicuro che fa la differenza.
Mi chiedo cosa sarebbe accaduto al Catania odierno se avesse annoverato in squadra un altro gladiatore dei vecchi tempi: Davide Baiocco.Probabilmente quel mio/ nostro desiderio di vedere una squadra "impermeabile" ai disastri amministrativi del Calcio Catania si sarebbe potuto avverare. Ma la "competente" ed "esperta" dirigenza se l'è fatto scappare prima che cominciasse il campionato...COMPLIMENTONI ANCORA UNA VOLTA !!!