Credo che nessun tifoso che abbia un minimo di buon senso possa mettere in discussione il Presidente Pulvirenti e i meriti che in questi anni ha avuto per le sorti del Catania Calcio. Anzi secondo me egli ha fatto di più: ha tracciato anche una strada che dà speranza a questa terra in cui sembra che tutto debba essere concesso da altri, altrimenti votata alla rassegnazione. Il Catania, con i propri mezzi, puntando su competanza, lavoro, abnegazione e, spesso, coraggio delle persone che ne hanno avuto la responsabilità, è riuscito a diventare una realtà viva nel panorama calcistico italiano.
E tutto ciò non può essere cancellato da un'annata storta, comunque essa si concluderà.
Ciò non toglie che si possa "criticare" (nel senso vero, letterale del termine e non nel senso del "parlar male" che comunemente gli si attribuisce) l'operato del Presidente di quest'anno, molto lontano dal modello fin qui seguito che aveva portato il Catania ai risultati che dicevamo. A quei risultati non si sarebbe giunti in così poco tempo senza la competenza e l'esperienza dei collaboratori di cui si è circondato, mostrando in ciò le doti del vero capitano d'azienda, cioé di colui che sa scegliere i propri uomini per le loro qualità rispetto al compito che devono svolgere e li mette in condizione di rendere al meglio.
Cos'ha determinato l'abbandono di questa "strada maestra"? Credo che vi sia un fattore "personale" imprescindibile per capire questa vicenda. Il divorzio con Pietro Lo Monaco è stato tutt'altro che indolore, e il trauma umano determinato dai durissimi attacchi ad personam, alle qualità professionali ed umane del Presidente, possono aver portato quest'ultimo alla determinazione di volersi prendere in mano "totalmente" la sua proprietà, senza affidarla ad altri, rivoluzionando l'organizzazione societaria, affiancandosi a collaboratori che egli riteneva all'altezza del compito che dovevano svolgere. Credo anche che su queste decisioni abbia influito l'annata favolosa dell'anno scorso, la quale ha avuto pur sempre una artefice "estraneo" (Gasparin) il quale aveva continuato, con il proprio apprezzabile stile, una gestione che in tal modo rimaneva pur sermpre "farina del sacco" di altri.
Purtroppo la "rivoluzione" voluta dal Presidente è stata troppo repentina, ed è fuor di dubbio che questi processi di "conversione" non possono effettuarsi su due piedi, ma richiedono tempo e il consolidarsi di una cultura dirigenziale interna alla società che probabilmente ancora manca al Catania, il quale ha ancora bisogno, secondo me (ma i fatti che stiamo vivendo lo dimostrano) di un Direttore che tenga saldamente in mano le fila del progetto sportivo.
E' visionario il progetto dello stadio nuovo? No, a patto che si mantenga la categoria e gli introiti che essa assicura. Sempre che si voglia finanziare investendo gli utili della gestione sportiva, come per Torre del Grifo. Se, invece, vi sono risorse esterne da investire, questo al momento credo sia ignoto a tutti. Vedremo cosa succederà da qui a due mesi.