Ieri abbiamo subito una sconfitta che doveva essere un pareggio. Nulla cambia di sostanziale nella classifica del Catania. Diverso, molto diverso, sarebbe stata una convincente e volitiva vittoria in trasferta, un pieno di vitamine per la nostra classifica, con una partita ancora da recuperare (da giocare ancora fuori casa).
L'obiettivo, almeno per un pò, a questo punto diventa evitare i play out e chiudere bene questa stagione. Altri, al momento, non se ne intravedono e anzi, se fossi un dirigente, vieterei categoricamente ai tesserati della società di parlarne in modo da evitare controproducenti auto esaltazioni (....siamo bravi, non siamo cosa di stare qua) e la inopportuna sensazione di essere presi per i fondelli (visto che i play off sono lontani non tanto in termini di punti quanto di prestazioni sportive all'altezza) che ne ricavano i tifosi.
Vista la partita in TV, la considerazione (mi pare diffusa in molti tifosi del forum) che ad un certo punto i nostri non hanno corso più è stata quella più immediata perchè visibile. Se ciò è accaduto perché non ne hanno più fisicamente o perché non ci stanno con la testa, in ogni caso la sostanza del problema non cambia: i 10 giocatori del Pescara correvano tanto di più dei nostri da sembrare in campo molto più numerosi di quanti in effetti erano. Fatti i dovuti distinguo fra giocatore e giocatore (qualcuno dei nostri effettivamente correva), il calcio è un gioco di squadra ed è la squadra tutta (o in 9/11 e a volte neanche basta) a dover correre per fare risultato. E se effettivamente è questione di testa non si capisce perché questa fisima mentale prende qualunque giocatore (italiano o straniero) del Catania, con qualunque allenatore in panchina.
L'operato di Ventrone non va valutato da questa partita, ma da tutto ciò che è accaduto nei mesi precedenti e da una forma della "squadra" (non di qualche singolo) mai arrivata. A parte il fatto che appena venti giorni fa 8 giocatori appena arrivati, mandati in campo senza nessun affiatamento, hanno vinto due partite semplicemente giocando al calcio "da squadra" e correndo almeno quanto l'avversario.
Anche se i nostri atleti in queste ultime partite iniziassero a correre come forsennati, l'operato di questo signore a Catania, non è stato all'altezza degli obiettivi per cui era stato chiamato e pagato, visto che mai nessuno, neanche quelli che hanno giocato meno, hanno mai raggiunto una forma fisica ottimale. E' stata una scelta sbagliata (l'ennesima): si può sbagliare ovviamente, l'importante è correggere gli errori per tempo. La pervicacia in molti casi non è una qualità ma una debolezza grave che alla fine si paga.