copio e incollo...giusto per ridicolizzare un'opinione di un tizio ad una trasmissione domenicale, che nel silenzio degli altri, commentava tragicamente il calo degli abbonamenti ("prima fonte di reddito della società")
STADIO: PER QUALCUNO PIENO O VUOTO NON FA DIFFERENZA
10.05.2011 00.01 di Marco Platania per itasportpress.it articolo letto 645 volte
L'occhio vuole la sua parte. Fare ingresso allo stadio a un'ora dalla partita col pubblico sugli spalti già in tripudio, dopo la consueta fila ai tornelli che fa crescere l'ansia di tuffarsi in quei colori e diventare tutt'uno con quelle migliaia di volti sconosciuti ma fraterni, è una sensazione unica. Il tifoso vive 24 ore su 24 la squadra e beffa anche le dirette televisive delle piattaforme satellitari e digitali, anticipandole di sei giorni nell'inaccessibile 'stadio dei pensieri', dove si gioca sempre a porte chiuse perché ognuno di noi ne custodisce gelosamente le chiavi. Il tifoso poi si reca allo stadio e contribuisce a nutrire la travolgente onda di entusiasmo, assordante e sfavillante di colori, che fa da cornice alla gara. Novanta minuti, poi lo spettacolo finisce, i riflettori si spengono, i tifosi tornano a casa e scelgono che umore adottare con la famiglia, in base al risultato della squadra del cuore. Gli altri protagonisti dello spettacolo, le società, discutono della partita fra dirigenti, scambiano opinioni con l'allenatore e, infine, fanno i conti. Già perché dietro tutta questa poesia: ci sono i soldi. Che poi, a dirla tutta, non sono neanche tanti.
INCASSO NON MI BASTI
Oggi stadio pieno o vuoto fa poca differenza per le casse societarie. Se fino a un ventennio fa, i club puntavano molto sugli incassi ai botteghini per condurre la campagna – acquisti, oggi a malapena una società medio – piccola della massima serie, riesce a coprire un quarto del monte ingaggi con gli introiti derivanti dai botteghini. Prendiamo come esempio il Catania. Il confronto tra la campagna abbonamenti del 2008-2009 e quella attuale, è indicativo. I prezzi applicati dalla società rossoazzurra erano i seguenti:
tribuna elite 1675 euro;
tribuna A 935 euro;
tribuna B 425 euro;
curve 265 euro.
Alla fine gli abbonati furono 14.680 così suddivisi:
tribuna elite 386 (incasso di 646.550 euro);
tribuna A 1240 (1.159.400);
tribuna B 3668 (1.558.900);
curva sud 4244 (1.124.660);
curva nord 5142 (1.362.630).
La statistica che abbiamo elaborato non tiene conto di prezzi ridotti per le fasce under 14 e over 65 che hanno un incidenza bassissima e, quindi, trascurabile. L'incasso totale fu di 5.852.140, senza contare che il club di Pulvirenti, si riservò la “Giornata Rossazzurra”, che da sola confluì nelle casse della società ulteriori 600mila euro. In pratica con la cifra summenzionata, l'ad Pietro Lo Monaco avrebbe potuto al massimo reinvestire l'intero ricavo nell'acquisto completo di un giocatore: cartellino più ingaggio annuale, e non sarebbero rimaste che briciole. Se confrontiamo il numero di sottoscrizioni della stagione 2008-2009 con quello attuale (poco più di 9mila), ci renderemo conto che una variazione di ben 5mila tessere, incide in maniera del tutto marginale sulle casse del Catania. Si tratta di circa 1 milione di euro in meno che rappresenta una cifra considerevole per una piccola società di serie A ma non certo determinante.
COSA RESTERA' DEGLI ANNI '80
Negli anni '60, '70 e '80, gli incassi ai botteghini consentivano ai grandi club di sostenere investimenti onerosi e ai piccoli di sopravvivere. Nell'era in cui i diritti televisivi hanno soppiantato quelli umani, è impensabile che una società di calcio possa pianificare strategie economiche attingendo dalla sottoscrizione degli abbonamenti e dalla vendita dei tagliandi. Il disinnamoramento per la gradinata, spodestata dalla poltrona, fa parte di un calcio malato di cui abbiamo ampiamente discusso in questa sede. Ripeterci sarebbe superfluo ma un “nota bene” bisogna porlo a margine. Lo stadio di proprietà aprirebbe nuovi scenari per i club perché consentirebbe piena autonomia ed esercizio delle abilità imprenditoriali, che non sono logicamente legate solo alla definizione delle tariffe dei biglietti ma, soprattutto, alle attività collaterali che un impianto sportivo può e deve ospitare per diventare luogo d'aggregazione da frequentare dal lunedì alla domenica. Tornando agli introiti da botteghino, non possiamo che augurare al Catania come alle altre società italiane professionistiche, di raccogliere il massimo dalla campagna – abbonamenti 2011-2012, pur consci del fatto che “ il massimo” non basterà neanche per garantirsi un sostanzioso antipasto.