Casorezzo (MI), 28 Febbraio 2016
Caro Davide,
se è per questo, non è poi così sicuro che Graiano fosse davvero d'Asti, ma è così presentato per certo nel romanzo storico di Massimo D'Azeglio, che sicuramente presenta la vicenda da un punto di vista ottocentesco e quindi anacronistico. Ma quello che conta non è il dato meramente storico, ma quello evocativo: l'Italiano che prende le parti dello straniero e non si fa problemi a mettersi al suo servizio, che è una cosa disdicevole per noi, che bene o male siamo venuti dopo l'Unità, ma era affatto naturale in un contesto storico in cui l'Italia era frammentata. Ma anche nella storia siciliana, con tutti i cambiamenti di dinastia che ci sono stati, è difficile distinguere il traditore dal patriota: la verità è che nella nostra isola i legami familiari sono sempre stati più forti di quelli territoriali, a dispetto di patriottismi cittadini, regionali o nazionali. Pertanto, ribadisco che il meglio che posso proporre è “disaŋatu” (ecco, lo riscrivo usando l'alfabeto fonetico internazionale") e invito tutti a trovare un calco italiano il più aderente possibile. Cia,
Marco Tullio