Leggo con interesse le vostre opinioni ma ancora non riesco a seguirvi nel vostro ragionamento e cerco di dire anche il perché.
Ripartire dalla serie dilettantistica vorrebbe dire per un imprenditore serio che vuol fare un investimento, allungare i tempi di ritorno all'utile e quindi l'entità dell'investimento.Se, come dice LM e come risulta dai bilanci delle squadre italiane, in serie A si fanno utili, in serie B si chiude in pareggio (se si è bravi) e nelle serie inferiori si va in perdita, ripartire dalla serie D vorrebbe dire fare una programmazione in quattro anni, salvo imprevisti visto che lo sport non è una scienza esatta.
Il paragone con il Parma a me appare forzato: il tessuto economico di Catania e della Sicilia non è quello di Parma e dell'Emilia. Inoltre la situazione del Parma era talmente deteriorata e ingarbugliata (250 giocatori a contratto e un personaggio equivoco che aveva acquistato la società ad 1 Euro) da non consentire altre soluzioni.
Anche il rimando al 1993 non si addice alla situazione attuale: allora c'era un vero Presidente-tifoso che non abbandonò il Catania, così come non lo abbandonò la sua famiglia, onorando così nel migliore dei modi la memoria del Cavaliere anche a costo di veri sacrifici, fino all'avvendo di Gaucci, un "esterno" che voleva investire nel calcio.
Nella situtazione in cui si trova il Catania, l'unica possibilità è quella di un "esterno": abbiamo visto che consistenza avevano le "cordate" promosse dal Sindaco lo scorso anno e che fine hanno fatto gli imprenditori di rilievo di quella cordata. La condizione perché si possa investire nel Catania è il MANTENIMENTO DELLA CATEGORIA.
Per questo a mio modo di vedere, tutti dovrebbero fare il possibile, ciascuno per quel che gli compete, per raggiungere questo obiettivo minimo, punto di partenza per per immaginare un futuro migliore.