Gli avvenimenti degli ultimi tempi, complice la passione per questo sport e lo slancio emotivo con cui si segue, ha creato in me molta confusione ed ora ritengo utile, prima di tutto per me stesso, rimettere i pezzi sulla scacchiera al loro posto, condividendo con voi questa riflessione.
1. il Calcio non è soltanto uno sport, è anche uno spettacolo di cui fruiscono i tifosi che vanno allo stadio o che lo guardano in tv a pagamento. Il pubblico del calcio è composto non solo dai propri tifosi, ma anche da tutti quelli delle altre squadre. Non ho notizie fin ora di squadre o di campionati organizzati per il diletto e la fruizione di una sola persona, fosse anche uno sceicco arabo.
Conseguenza: il Presidente di una squadra di calcio, per i più diversi motivi, può decidere di fare a meno del proprio pubblico di tifosi, ma non può fare a meno del pubblico degli altri che è quello che genera gli introiti più alti, almeno in serie A ed in serie B, attraverso i diritti televisivi, che nel bilancio di una società costituiscono la percentuale maggiore delle entrate. Ciò non accade in serie C e nelle serie inferiori, dove questa percentuale è minima e il pubblico delle partite (=incassi dello stadio) è percentualmente più rilevante (ricordate le lamentele di Lo Monaco, non so se giuste o immotivate, per la presenza di pubblico del Messina?)
Conclusione: Pulvirenti dovrà sborsare di suo per la squadra in serie C, perché con gli introiti tv (anche se quest'anno saranno aumentati: guarda che c.lo) in ogni caso non riuscirà a coprire le spese di gestione. Se poi non riesce in qualche modo a ricucire con l'ambiente l'esborso sarà ancora maggiore.
Così si capisce anche la gravità dei fatti venuti alla luce che l'hanno visto protagonista: se viene messa in discussione la credibilità del sistema calcio, la sua "verità" sul campo, il pubblico televisivo crolla e gli introiti diminuiscono. Qui l'onore, la dignità, l'onestà e tutti gli altri aspetti morali c'entrano poco: si parla di money, di cose serie.....
2. Aspetto legato al precedente. Il pubblico deve essere consapevole che ciò che possiede è un bene immateriale: la passione, l'attaccamento ai colori, l'entusiasmo, e quello che è il vero onore, la correttezza e la sportività; mentre i beni materiali (le strutture, il centro sportivo e/o lo stadio, i contratti dei calciatori, l'organizzazione) sono posseduti da un proprietario. I due mondi sembrano dipendenti l'uno dall'altro ma in effetti non lo sono. Il pubblico può decidere di utilizzare come meglio crede il proprio bene immateriale (es: sciopero del tifo), e la proprietà può fare altrettanto con i beni materiali che possiede.
Conseguenza: I tifosi, al di là delle reazioni emotive, a ben vedere non sono stati intaccati nel loro bene dalle condotte di Pulvirenti: tutto ciò che avevano, i loro beni immateriali, rimangono e soprattutto rimane la loro storia, grande, gloriosa e fino ad oggi ineguagliata nel mondo.
La proprietà invece con il suo agire ha messo in pericolo i propri beni materiali. E non poteva. Tuttavia il patrimonio del Catania è prima di tutto quello immobiliare, quello di valore certo, quello che fa sì che le azioni del Catania possedute dalla Finaria abbiano un grande valore. Di questo valore Pulvirenti non si può disfare facilmente: anche se volesse, non potrebbe "regalare" il Catania.
Conclusione: Pulvirenti con la sua condotta irresponsabile ha messo in difficoltà prima di tutto se stesso e i suoi beni. Non so quanto il rischio fosse calcolato e quanto sia stato fatto apposta (al riguardo ho il mio film) ma la certezza è che gli costerà un bel pò di quattrini, fra perdite di valore del patrimonio giocatori, mancati introiti da stadio e mancati introiti TV. E soprattutto una squalifica, forse a vita o almeno a 5 anni che non gli toglierà nessun avvocato.
Se non lo ha ancora capito, in questa condizione, gestire il Catania con competenza è fondamentale per limitare i danni. Lo ha fatto in passato, torni farlo in futuro. I ragazzi alle prime armi li lasci stare o li metta sotto qualcuno esperto a farsi le ossa.
3. Le istituzioni e la politica. Il loro ruolo è quello di consentire alla proprietà di fornire lo spettacolo calcistico e ai tifosi di fruirne predisponendo lo stadio, la sua manutenzione, le strade di accesso, l'ordine fuori dallo stadio ecc. ecc. Il ruolo di mediatori nella compravendita di una società sportiva è del tutto anomalo ed eccezionale.
Conseguenza: il ruolo di mediatore non è stato svolto bene, ancora una volta: qui il civismo e la responsabilità di un gruppo di 15 soggetti economici non ha alcun senso. Si tratta di un'impresa che produce spettacolo e come tale va trattata.
Conclusione: se il Sindaco vuole continuare a rendersi utile ed ha contatti con il mondo del calcio, ricerchi ancora degli acquirenti che hanno la potenzialità economica per rilevare il Catania per quello che vale e la capacità manageriale e sportiva di gestirlo e di metterlo a frutto e poi lo proponga, prima di tutto all'attuale proprietà e poi al pubblico.
Questi, a mio avviso, i termini oggettivi degli avvenimenti degli ultimi tempi e le coordinate dentro cui muoversi in futuro.