Non so se essere più "amareggiato" per l'occasione sprecata o contento per il punto recuperato agli avversari.
Il Catania che non riesce ad imboccare la strada della salvezza anche quando le avversarie si fanno da parte e dicono: "prego, passa".
Penso che una partita del genere, per come si era messa, un mese fa, forse, l'avremmo persa: i tre goal fatti sono un motivo di speranza per il prosieguo del campionato. Il secondo tempo di carattere in cui ha certamente influito il "clima" dello stadio, dimostra che il problema del Catania è nella "testa" dei giocatori, nel clima che respirano durante la settimana e che si riversa nelle prestazioni in gara.
Ciò che mi fa sperare è che il Catania ha raddrizzato la partita nonostante il madornale errore strategico di Maran nel primo tempo: impostare una partita accorta e sperare nella giocata dei "geni". Ma non ha visto che a centrocampo nel primo tempo soffrivamo come cani l'avversario?
E poi tutto quel nervosismo. Ma così, se dalla panchina proviene nervosismo anziché l'incitamento e i consigli su come disporsi in campo e quali punti deboli dell'avversario aggredire, anche i giocatori ne risentono e giocano senza tranquillità.
Rimango dell'avviso che Maran funzionava bene l'anno scorso perché aveva alle spalle una Società, nella persona del Direttore Generale, che faceva in pieno la sua parte. Continuo a pensare che questo è quello che ci manca per cambiare passo.
Il mercato sottotono ha certamente insinuato dubbi nella testa dei giocatori, (i quali pensano all'ingaggio e alla carriera), circa le intenzioni della Società. E se da ora in avanti qualcuno oltre all'allenatore, con quotidiana insistenza non farà loro il "lavaggio" del cervello sull'obiettivo da raggiungere, non ci sarà quella continuità di risultati positivi anche fuori casa che serve per salvarci.