MASCALUCIA – Un bambino mandato in campo, appresso ad un pallone, senza ancora una personalità sufficientemente forte da potersi chiamare uomo anzitutto, professionista poi. L’esordio in serie A ed il contratto, non fanno il giocatore, semmai fanno del bambino la caricatura tracotante dei peggiori modelli offerti dal palcoscenico dell’orrido sotto i quotidiani riflettori della serie A.
La colpa non è del giocatore, ma di chi lo manda in campo “non pronto” per un palcoscenico anche solo surrogato della serie A. Tira un rigore, il pubblico lo fischia. E’ sempre stato così, ovunque, da che mondo è mondo e da che calcio è calcio. Segna, ed il primo pensiero non è quello di esultare ma di andar a deridere i tifosi sulle tribune. Un gesto irriverente, di sberleffo ai fischi. La colpa non è del giocatore, è di chi non l’ammonisce, potendo e dovendo. Apriti cielo! Piovono fischi, insulti, monta la rabbia in campo e fuori. Il giocatore prende fischi ad ogni pallone giocato, fortemente condizionato, come naturale per un bambino mandato in campo, appresso ad un pallone, in un contesto troppo grande per lui. La colpa non è del giocatore, è di chi continua a farlo giocare, di chi magari gli ha annodato al braccio persino la fascia di capitano senza insegnargli che il calcio non è solo tirar calci ad un pallone. Quel nodo gli avrebbe dovuto ricordare questo.. ma adesso si usano le chiusure a strappo.
E la lezione, finisce con l’essere il pubblico a sentire il bisogno di impartirgliela, con gli eccessi folkloristici, poco pedagogici che comporta. Naturale non capisca, il giocatore. Non è questo il modo, non può esserlo. Ma la colpa non è del pubblico. La colpa, sta a monte, ed è lei a render tutti colpevoli e tutti innocenti. Quale sia? E ciò che fa la differenza, tra due squadre giovanili, è tutta qua. Sta a voi scoprirla.
La lezione, che il giocatore non capisce, ed il suo allenatore non impartisce, serva a tutti i giocatori ed allenatori che da grandi vogliono diventare professionisti, ed esempio, per i giovani che crescono con questo sogno. Cerchiamo così, di cavare qualcosa di sensato, da tanto, tanto, tanto di insensato.
Maledetta televisione,maledetti media.
Ma come crescono questi ragazzi