Fratelli rossazzurri, lo splendido Catania che in questo campionato sta deliziando il cuore e la mente di noi sostenitori etnei sta raggiungendo, dati e classifca alla mano, livelli d’eccellenza e posizioni di classifica nell’olimpo del calcio italiano che nei sessantacinque anni della nostra gloriosa storia (+ il Catania anteguerra) si sono viste soltanto in altre quattro occasioni.
Due di esse sono concentrate in quel mitico Catania del binomio Marcoccio- Di Bella che con le limitate risorse economiche a disposizione (incassi allo stadio e contributi pubblici) seppe regalarci nel 1960-61 (alla fine del girone d’andata) e nel 1962-63 (sino alla VII giornata) dei momenti di straordinaria emozione con un provvisorio piazzamento al secondo posto nel massimo campionato, in perfetta coerenza con il meraviglioso periodo che stava vivendo la nostra città il cui benessere cresceva in quegli anni in maniera esponenziale, grazie alla nascita di un polo industriale all’avanguardia nella zona sud e al boom dell’edilizia che cambiò radicalmente il volto della città (con gli innegabili lati negativi). Uno straordinario sviluppo economico che le valse l’unanime appellativo (oltre che per un’innata vocazione nel campo artistico e culturale) di “Milano del Sud”.
Le ultime due occasioni di un Catania stratosferico le ha vissute quarant’anni dopo la nostra fortunata (in senso sportivo) generazione di tifosi, quella delle pay-tv, di internet, dell’I-phone in mano pronto ad immortalare dalla curva un gol rossazzurro per pubblicarlo poi su Youtube, quella generazione che ha la fortuna di vedere e rivedere, in diretta o in differita, qualunque inquadratura, intervista, retroscena e quant’altro di ogni partita, di ogni giocatore, a differenza dei propri padri e nonni costretti a carpire informazioni frammentarie del proprio Catania da una radiolina o soltanto qualche ora dopo il triplice fischio, ancora ignari del risultato finale.
Queste due occasioni, dicevo, le abbiamo vissute nell’anno del nostro ritorno in serie A, dove un impavido gruppo di prodi giocatori continua la stupenda cavalcata vincente del campionato cadetto, guidati da un tecnico conterraneo di grandi prospettive, per farci vivere l’inimmaginabile, con un Catania che ci dona gol e spettacolo portandosi alla decima giornata al quarto posto in classifica sino alla fine del girone di andata.
L’ultima volta in cui abbiamo raggiunto le soglie della stratosfera risale all’autunno del 2008 dove una rocciosa difesa ed un cinico attacco (non tanto prodigo di marcature) ci fanno stropicciare gli occhi all’ottava giornata alla visione di una classifica che ci attestava al secondo posto alle spalle dell’Inter.
Tutti momenti magici, quelli di un Catania ai primissimi posti in serie A che hanno tuttavia avuto come denominatore comune il loro essere effimero, il loro accadere solo nella prima frazione di campionato, senza potersi mai perpetuare sino ad una fase più avanzata della stagione. Momenti, sensazioni di gioia frenate puntualmente da un brusco risveglio (come il 5-0 incassato con l’Inter nel 1960-61, la sconfitta col Napoli per 3-2 alla VIII nel 1962-63 ed infine il 7-0 in casa dei giallorossi nel 2006 o la sconfitta interna contro l’Udinese nel novembre 2008) che ha inesorabilmente ridimensionato sogni e speranze di qualcosa di straordinario, riportandoci saldamente con i piedi per terra, tenendo conto di come, onestamente, più di così, con ogni probabilità non si sarebbe potuto fare. Ma se è anche vero che il senso di una storia sportiva di una città, di una piccola metropoli come Catania sia anche quello di provare a battere sé stessi, i propri record, tentando di far sognare e gioire una nuova generazione di tifosi, questa domenica avremmo quantomeno il diritto di sognare un esito di Milan – Catania diverso dai brutti risvegli da dolci sogni che ho appena citato. L’attuale Catania, mi permetto di dire, somiglia molto per bellezza, impostazione di gioco e per condizione mentale e di classifica a quello che alla X giornata della stagione 2006-2007, battendo il Livorno per 3-2 (anche in quel caso con rimonta dopo uno svantaggio) si ritrovava ad un sorprendente quarto posto in condominio con altre due squadre; e speranzosa, fiduciosa, con il sostegno di diecimila etnei andava a giocarsela tutta all’Olimpico contro una Roma che la precedeva al terzo posto. Pagando oltremodo lo scotto della troppa foga ed inesperienza verso cui fece man bassa l’ingordigia di un manipolo di giocatori che vigliaccamente infierirono sul moribondo approfittando della superiorità rumerica.
Ma ogni storia ha le sue peculiarità. Il sogno di qualcosa di straordinario si ripresenta questa domenica, per la quinta volta nella storia rossazzurra. Ma qualcosa sembrerebbe diverso. Non siamo più la matricola del 1960-61 o del 2006-2007 e neanche il Catania dalle limitate risorse economiche del 1962-63 o che segnava col contagocce nel 2008-2009. Siamo un Catania inedito forse nella storia. Mai così “maturo” in un campionato di serie A, mai così sostenuto da una solida struttura societaria (di uomini e di mezzi tecnico-ecomomici), mai probabilmente così forte sul campo . E’ più che una speranza, quella di domenica prossima, cari fratelli rossazzurri. Sarebbe un colpo fantastico, di proporzioni inimmaginabili sbancare il Meazza contro i rossoneri. La prima volta in casa loro in un campionato e forse la prima volta che potremmo intravedere un Catania ai piani altissimi per un tempo straordinariamente lungo…
Abbracci