Anch’io non avrei voluto tornare più sull’argomento, dato che non si riesce a trovare un punto d’incontro. Però, Gaspare, per dindirindina
, a leggere ciò che scrivi sull’argomento, sembra che tu interpreti la vita come un ragazzetto delle scuole medie, dove il mondo è tutto rose e fiori, gli uomini sono tutti onesti e corretti (certo ci sono anche i cattivi ma presto saranno sconfitti
) e i pensieri principali sono: il pelo, la ragazza settimanale da rimorchiare, la moto, lo smartphone ultimo modello, l’auto sportiva, D&G ovunque, per avere sempre una
clean imagery di livello, professori che non rompano troppo i cosìdetti, la squadra del cuore e… poche altre cose. In realtà, la vita è tutta una competizione, dove accanto a te trovi sempre gente che è pronta a mettertela in quel posto anche se non gli hai fatto niente, anche se sono tuoi amici e davanti a te ostentano un sorriso ed una sincerità di facciata. Sarà forse per questo che in questa vita frenetica e ricca d’angosce c’è gente che è perennemente inca22ata già di prima mattina, anche se nessuno a loro ha fatto nulla. Il fatto che Spaccarotelle potesse avere quei cosi girati di prima mattina, non costituisce per se un attenuante. Però, tu (Sandri), non puoi fare il furbetto perché… “tanto, sbirro, non mi puoi sparare!”.
La lingua penzoloni, caro Gaspare, visto che tu, per negligenza
, non vuoi leggerci dentro le righe, non vuoi coglierne il senso metaforico, cerco di spiegartelo meglio:
dopo quell’inseguimento di un centinaio e passa di metri, fatti tutti di corsa, Spaccarotella arriva in quell’altura stanco, agitato e con il suo stato d’animo che pressappoco s’interpreta in questo modo: “ma viri a sti figghi i suc.. invece di fermarsi mi ficiru ittari u sang… a curriri, curnuti i razza chi sunnu”
e poiché non escudo che il punto
5a da me descritto in blu nel precedente post abbia avuto corso, Spaccarotelle abbia aggiunto: “a mia?
A mia mi nesci u iritu? A mia?
Ma va ‘nfilaccil... ‘nto cu.. a to matri, pezzu ri cannavaz.. ca si
!!!! Tè ka!!! Va etta u san… ru cuori” Ed ha sparato!
Adesso che te l’ho scritto nella nostra lingua madre spero che ti sia più chiaro cosa io intendevo con lingua penzoloni.
Ora che quello di Spaccarotella sia un comportamento condannabile, mi trovate tutti d’accordo. Ma che non gli vadano riconosciute tutte le attenuanti del caso mi sembra che sia totalmente fuori dall’ordine naturale delle cose. Stiamo parlando di individui che dinanzi all’imposizione di fermarsi espressa dalle forze dall’ordine, si sono dati alla fuga, consapevoli di essere inseguiti. Non possiamo trattare Spaccarotella alla stessa stregua di uno che abbia ucciso per avere un conto in sospeso con un altro; semmai è un omicidio preterintenzionale a cui andrebbero aggiunte le motivazioni della provocazione. Poi io non so cosa prevede la normativa che va applicata a chi nell’esercizio delle proprio funzioni, spari a dei rei in fuga.
Questo è ciò che penso, urtato anche dalla constatazione che su questo caso abbastanza triste,c’è chi cavalca due piste. Oggi si indigna per la morte di Sandri, domani s’indigna per la morte di un altro tifoso ucciso per mano del Sandri di turno. Con spiccato senso d’ipocrisia, giornalisti del calibro di Maurizio Martucci (laziale non a caso) sull’onda emotiva dell’omicidio Sandri prima (de)scrive “
una giornata buia della Repubblica” puntando il dito sui modi e metodi repressivi della celere ed oggi, fresco di pubblicazione, scrive “
cuore tifosi” un “saggio” su tutti i casi di cronaca nera nelle curve degli stadi italiani, non mancando di lagnarsi dell’incapacità d’arginare il fenomeno. Certo, se in carcere ci dobbiamo mandare gli Spaccarotella mentre i Sandri li ergiamo a vittime del sistema, ci sarà ben poco da fare.