Arriva il sultano a Palermo. Qabus bin Said, un ricchissimo signore che “regna” in Oman, un paese che galleggia sul petrolio, arriva a Palermo a bordo del suo aereo personale, un boeing 747, e prenderà alloggio nel suo panfilo reale da 155 metri, già da diversi giorni ancorato al porto di Palermo, con rivestimenti in oro, eliporto, piscina, teatro, un giardino con oltre 5.000 piante, opere d’arte appesi alle pareti e… tant’altro.
A far compagnia al Sultano, in questo suo viaggio a Palermo, una equipe di oltre 800 uomini tra marinai, mozzi, camerieri, cuochi, uomini di fatica, autisti ma anche segretari, ufficiali, uomini della sicurezza, agenti dei servizi segreti, diplomatici di varie branche, medici e chirurghi. Per muoversi in città, verranno usate due limousine e 24 mercedes rigorosamente blindate.
Di costui si dice un gran bene, almeno dal punto di vista della generosità. In ogni albergo dove il folto seguito del Sultano prenderà alloggio, è festa grande per il personale di servizio. Dalle tasche di queste persone escono banconote da 500 di fresco conio, elargite generosamente a camerieri e fattorini vari.
A Bari, poco tempo fa, il sultano ha lasciato 3 milioni di euro in borse di studio al conservatorio e 2 per le attrezzature in un ospedale pediatrico. Due rolex d’oro da 20 mila euro ciascuno al sindaco e al presidente della Puglia.
Insomma, son bastate queste poche (ma ricche) notizie da mille e una notte, tra legenda e realtà, che la Palermo dei bisognosi si è messa in moto. I nostri amministratori, sempre lesti ad ostentare la loro peculiare tendenza al novantagradismo se è per l’ interesse strettamente personale, giammai per quello della collettività (per non parlare dell’indegna e risibile iniziativa di due orefici palermitani che hanno tentato di regalare due gioielli al Sultano, lui che i gioielli li butta a mare quando diventano pesanti da portare addosso), i nostri amministratori, dicevamo, non si stanno rendendo conto che la Palermo di oggi è tornata ad essere quella descritta da Robert Young ed il figlio Andrew nel loro film-documentario “Children of fate” un film che attraverso la storia della protagonista, di cui, tra parentesi, “vanto” la conoscenza diretta, racconta il tessuto di degrado, miseria, ignoranza, mafia, violenza in cui era ancora immersa Palermo, malgrado la guerra fosse già finita da 16 anni.
Cita il Corriere della sera del 23 marzo del ’93 (si trova nel web all’archivio storico del giornale):
Tutti abitano in una sola stanza, dormono nello stesso letto, una panca appoggiata su due seggiole. Trovar da mangiare diventa ogni giorno una scommessa. Le immagini sono cosi' crude e realistiche che la Nbc rifiuta di mandarle in onda. E "Cortile Cascino" resta negli archivi di Young. Trent' anni dopo, nel ' 91, Andrew Young, insieme con la moglie Susan Todd, torna a Palermo sulle orme del padre. Cortile Cascino e' stato raso al suolo. Angela adesso vive nella periferia. Ma la sua storia continua, crudele e disperata come prima. Ed oggi, all’ottavo anno del ventunesimo secolo, Palermo è scesa al di sotto di quel livello, è diventata molto più povera di come la trovò il figlio di Young nel 91. Centinaia, forse migliaia di persone pieni di problemi, stazionano oggi al porto di Palermo, nell’impossibilistica ipotesi di essere ricevuti dal Sultano o da un suo emissario, per raccontar loro i propri problemi. C’è chi non ha la casa dove abitare, chi non ha un lavoro che gli permetta di sfamare i suoi figli, chi ha la figlia da maritare e non può fargli il corredo, chi sta per chiudere la propria attività perseguitato dalle tasse, chi non ha i soldi per le medicine per la propria madre, chi deve portare il figlio in America per farlo operare; tutti lì ad attendere l'arrivo del Sultano; c’è anche chi i problemi se li inventa, nella speranza di acchiappare qualche banconota, c’è chi spera che il Sultano, al suo passaggio in Limousine tra due ali di folla, spinto dalla sua proverbiale generosità, lanci migliaia di banconote da 500 dal finestrino della sua auto, insomma questa è Palermo, un rinnovato crogiuolo di miseria e povertà, mista a immaginazione, a sogni ed improvvisazione; e l’arrivo di un personaggio del genere, non poteva certamente passare inosservato.
Come fare per far rientrare in topic un post del genere? Il Sultano proseguirà il suo viaggio a Messina, altra città con tutti i problemi del sud. Chissà che dall’alto della sua beneficienza non gli si possa chiedere di far qualcosa per far tornare il calcio che conta nella città dello stretto. Del resto il calcio è uno sport ritenuto dal governo come attività ricreativa sociale, anche se tutto ciò non è corredato da una legge specifica.
Rimane lo spazio per una battuta:
chissà quanti desideri e quanti capricci si è tolto il nostro Sultano, potente del suo ampio portafogli. Speriamo che non gli venga mai in mente di comprarsi Catania perché rimarrà deluso. Lì hanno Ninuzzu, l’autoctono, la più grande e indispensabile peculiarità di un presidente di calcio.