Casorezzo (MI), 4 Febbraio 2007
Mia moglie sabato mi ha detto che dopo i fatti avvenuti il giorno prima provava gli stessi sentimenti dell'11 Settembre, naturalmente mutatis mutandis: quella sensazione che nulla sarebbe mai potuto essere come prima. A mio avviso, ha colto nel segno: anche per me è la stessa cosa. Finora il mio tifo è stato inattaccabile, a dispetto di radiazioni, declassamenti, retrocessioni, sconfitte con cinque o sette goal di scarto. Per me ogni insuccesso era il motivo di impuntarmi nell'affetto per la mia squadra e per ciò che rappresenta. Ora non è così e non so quando mi passerà. A fine dicembre, prima di Natale, passeggiavo per le vie di Roma con berretto e sciarpa, noncurante del fatto che proprio in quella città era maturata una grande batosta. Eppure, in questi giorni il mio beretto è rimasto in tasca perché ho avvertito un grande disagio e ho ritenuto inopportuno infilarlo in testa. Non che mi vergogni di essere Catanese, come fa qualcuno troppo precipitosamente, semmai mi vergogno che siano Catanesi quei teppisti: capita in certe famiglie di avere dei parenti impresentabili, se mi concedete l'analogia.
Avrei preferito prendere altri cinque goal purché non succedesse niente: a una sconfitta c'è sempre un pronto rimedio, ma in questo caso non saprei in che modo si potrà voltare pagina. A presto,
Marco Tullio