Dopo sei partite continuo a vedere il "canovaccio" degli ultimi due anni, una squadra volenterosa, con idee a sprazzi e lunghi momenti di vuoto, che di riffa o di raffa strappa punti e vittorie in trasferta, mentre fatica maledettamente in casa, che ogni partita puo' vincerla, pareggiarla o perderla piu' in funzione della sorte (a Castellammare si chiama traversa, ieri VAR) che di elementi meno aleatori e frutti di una seppur minima logica.
Magari ancora e' presto per emettere giudizi netti, ma che la costruzione della squadra, come evidenziato da Turiddu, appaia ancora una volta incompleta, come se partorita da mente perniciosamente ancorata a convinzioni errate, mi pare piuttosto evidente. A questo va aggiunto, definitivamente e senza trincerarsi dietro la diplomazia, un problema infortuni che costituisce un ostacolo ulteriore. Non e' possibile che ad ogni partita, da almeno due anni se non tre, la lista dei convocati sia falcidiata dalle assenze. Ieri Di Francesco e Lund si sono uniti alla compagnia, per "affaticamento muscolare", espressione meno disturbante di "aspettiamo l'esito degli esami per capire l'entita' delle lesioni". Puoi avere 25 supposti titolari e non e' mai cosi', ma se devi cambiarne ogni partita due o tre non per scelta tecnica, alla fine i risultati si vedono. Eccome.
Ci sono poi degli altrettanto evidenti segni di criticita' che conoscevamo tutti tranne, e' lampante ormai, i vertici societari. Se ti fai un mese e mezzo di ritiri vari, italiani ed esteri, con piu' o meno la stessa rosa dell'anno prima, con giocatori in vacanza premio come Fella, Broh, Damiani, Devetak e con altri praticamente ceduti, vedi Stulac, Soleri e Aurelio, se i nuovi arrivi ci mettono dai 7 ai 20 giorni per firmare ed essere disponibili in scarpette tacchettate, se il tuo bomber ha l'entusiasmo di Piero Fassino dopo un controllo delle telecamere all'aeroporto, se per ultimi prendi giocatori stranieri, uno che ha fatto Primavera francese e l'altro che invece e' il top per spesa nel campionato, ma che non spiccica una parola di italiano,poi ti accorgi che sono degli elementi estranei anche a quel poco di buono che appunto si vede a sprazzi, se Insigne e' titolare e' perche' puo' dare 50 su 100, ma tatticamente parla il linguaggio di Dionisi, se Le Douaron fa 30 minuti da subentrato lasciando soltanto intravedere grandi potenzialita' e' perche' quel linguaggio, oltre all'italiano, ancora non lo parla ed ha bisogno di tempo e tuttoi questo non si addice ad una squadra che ha speso tanto e quindi dovrebbe ambire alle prime posizioni.
Morale della favola: al netto della rosa falcidiata dagli infortuni, questo Palermo per crescere ha bisogno ancora di tanto tempo al punto che potrebbe non farcela ad essere nel vivo della lotta promozione quando a fine inverno inizieranno a delinearsi le reali contendenti per i primi due posti piu' il terzo, che generalmente vuol dire trionfo ai play off. Penso che Dionisi queste cose le sappia benissimo, un po' mi stranizza come le abbia accettate, evidentemente anche lui ha in mente un progetto biennale, sicuramente va ripetendo dal primo giorno che i conti si fanno alla fine. In questo momento sembra essere piu' una speranza che un indizio.
Io, gia' a fine settembre, non mi faccio illusioni e comunico ufficialmente che ieri e' stata l'ultima partita dell'anno per cui mi sono fatto prima il sangue acqua e poi altre 4 ore di turno di lavoro. Combinazione terribile. Spero di essere smentito, ma questo Palermo anglo-arabo mi sembra dal primo giorno un libro aperto e scontato.
Come quelli di cazzate che scrive Paolino Berizzi da Bergamo.