Insegna la teologia cristiana che l’anima umana è sussistente in se stessa ed è spirito unito al corpo. Ha bisogno del corpo per operare ma non per sussistere e quindi sopravvive alla decomposizione del corpo.
Applicare questo concetto agli esseri umani nella loro singola unicità mi pare un po’ troppo azzardato e non è questa la sede ideale per trattare l’argomento. Va benissimo invece se applicata agli esseri umani nelle loro manifestazioni di espressioni comunitarie, di vita sociale. L’uomo muore e si disintegra ma l’essere umano sarà presente su questa terra per chissà quanti anni ancora, rilasciando ai suoi posteri tutti i retaggi in suo possesso, tutti i bagagli delle proprie esperienze e delle proprie conoscenze. Sarà stato proprio sotto questo profilo che tantissimi anni fa, ad un concorso “vota la tua squadra del cuore” migliaia e migliaia di palermitani scrissero il nome PALERMO nella scheda del voto, malgrado il Palermo non esisteva più, era stato fatto fuori qualche mese prima. Dare il voto al Palermo non fu soltanto opera di qualche nostalgico, come potrebbe apparire ad una superficiale considerazione dell’evento, lo testimonia il fatto che in quella speciale classifica stazionava al decimo posto e davanti a se aveva solo club pluriscudettati e comunque di rilievo nazionale e di grandi tradizioni.
Non c’era più la squadra, non c’erano più partite che ci riguardassero ma l’anima rosanero sopravviveva a testimonianza della propria immortalità, tale e quale si pretenda essere quella umana. Era nell’aria, era presente, si percepiva, bisognava solo dargli un “nuovo corpo per operare”, una nuova squadra con cui esplicitamente manifestarsi. Un manifestarsi un po’ bizzarro se si desume che la sua esistenza si avverte di più quando il “corpo” con cui suole esprimersi non c’è, è assente, è stato fatto fuori. Infatti chi può dire che a TdG nel pomeriggio di domenica scorsa non c’era il Catania (inteso come soggetto metafisico) tra tutta quella gente, anche se la squadra era stata soppressa 36 ore prima? Chi, ancora oggi, avrà l’ardire di sostenere che il Catania che verrà rifondato sarà “un'altra squadra”, “sarò sostenitore e tifoso di un'altra squadra”, quando il concetto di “altra squadra” nel suo intrinseco significato, per noi tifosi di questo sport, è sempre stato qualcosa che non ci appartenesse?
Turbe di materialisti (e matricolisti) rossazzurri in questi anni si sono prodotti in arzigogoli linguistici stuprando anche concetti di logica elementare sostenendo che passioni, emozioni, lacrime (amare o dolci che siano) sentimenti, angosce, trepidazioni, potessero essere più vincolati e riferiti a un freddo numero che a un’entità spirituale (qualcuno, a ragione, ha coniato (non da ora) la definizione “magia rossazzurra”) che per spiegarla bisogna anche attingere nel trascendente. Ecco: noto oggi che questa “magia rossazzurra” è tutt’altro che morta, tutt’altro che scomparsa. Il problema che si pone oggi semmai è di altra natura. L’evento “revoca dell’affiliazione”, specie per squadre del sud, specie per realtà che non sono mai entrate nell’élite del calcio italiano, sta diventando un evento di ordinaria amministrazione. Potrebbe capitare ovunque, potrebbe capitare ancora ma da Catania in tutti questi anni si è provveduto a far diventare il fallimento (principalmente quello altrui) un marchio a fuoco testimonianza di disonore per quei tifosi che hanno visto soccombere la propria squadra sotto i colpi della lega. Ci fu uno che scrisse: “il reset non è pulizia ma dissolvenza e a Catania non funziona così”. Ed invece sta funzionando così anche lì e ti aspetto bello pulito e pettinato di nuova matricola.
Oggi in quel calice (che colà hanno sempre chiamato “arribbattuti”) ci beveremo assieme e se devo trovarci un lato positivo in questa revoca dell’affiliazione rossazzurra è che oggi noi rosanero ci sentiamo un po’ meno merd3. Il rammarico semmai è l’aver sentito alcune pontificate assurde anche da persone di una certa cultura che giammai mi sarei aspettato che per capire una cosa così semplice avessero avuto bisogno dell’esperienza empirica per cogliere la differenza tra squadra rossazzurra, tra società rossazzurra e anima rossazzurra. Max Licari, utente anche di questo forum un tempo che fu, dai microfoni della sua trasmissione giornaliera disse che: “questa trasmissione è stata concepita in funzione della squadra Calcio Catania 1946 matricola 11700. Qualora questa componente venisse a mancare questo programma non avrà più ragione di esistere e spegneremo i microfoni. Un Real Catania, una SSD Catania, un Catania con qualsiasi altra denominazione sarebbe ALTRO e noi non lo seguiremo”. L’ALTRO non c’è ancora, l’11700 non c’è più ma quella trasmissione continua a esistere e annunciano che saranno “vigili” sull’evolversi del “varo” della nuova società, di quel ALTRO da sempre snobbato e… insomma, ‘na succirutu nenti. Chissà se avrò modo di ascoltare qualche sua precisazione sulla appunto testé riportato.
Ma c’è anche il muretto (come lo chiamano a Casorezzo
) dove il moderatore aveva asserito che il muro avrebbe chiuso, che lui stesso non avrebbe seguito ALTRO, che ognuno sarebbe stato libero di seguire ciò che vorrà seguire e che poteva crearsi un suo muro tutto proprio in nome del nuovo nascente Catania. Ma, ho controllato sino a stamane, il muretto è ancora funzionante.
Per non parlare di quanti, conoscenti e non, hanno giurato e controgiurato che non avrebbero seguito un nuovo Catania e che la passione per questo sport sarebbe finita con la scomparsa del 11700, a cominciare da un cronista in radio che aveva giurato che nel caso fosse avvenuto il funesto evento avrebbe chiuso con questo sport e che avrebbe passato le sue domeniche andando a pesca. Non si è visto in questi giorni, probabilmente è andato alla ricerca della pietra celeste mantenendo la parola data.
Insomma, dal punto di vista del web, dei mezzi aggregativi virtuali, cosa ci riserverà il futuro? Ci saranno coloro che…. ‘na successu nenti, ci saranno coloro che affermeranno: “avevano ragione loro (cioè i tifosi palermitani) l’amore per il Catania e per la nostra maglia è rimasto immutato", ci saranno anche coloro che, pur di poter postare le loro opinioni sul web, cambieranno nickname, evitando di peritarsi di avere snobbato e deriso chi prima di loro aveva già affrontato questo percorso. Ma quelli che non ci saranno di sicuro, e di questo sono pronto a scommettere, sono invece quelli che manterranno ciò che incautamente avevano promesso prima (cioè l'addio a questo sport). Ci saranno perché il tifo è una fede e come ogni fede, nobili o meno nobili che siano, lasciano poco spazio al materialismo e ci si convince che la propria squadra non è un numero di matricola ma un principio vitale sensitivo e intellettivo. Sensitivo perché tocca i sentimenti di ognuno di noi, intellettivo perché la passione è una delle manifestazioni astratte dell’essere umano. E come principio vitale, ci rimarrà addosso in eterno.
In conclusione: i giocatori passano, gli allenatori passano, i presidenti passano, le società passano (a Catania in parte lo stanno scoprendo solo oggi), ma l’anima rosanero, così come quella rossazzurra, non passerà mai. Come tradizione cristiana insegna, l’anima è immortale e ci sarà sempre, qualsiasi cosa possa accadere alla squadra cui è vincolata.