Pubblicato il 1 maggio in diversi gruppi rosanero
Ci rendiamo tutti conto che parlare di azionariato popolare in una città come Palermo, e immaginare che questo potesse anche incidere sostanziosamente sull’economia del club, può suscitare soltanto ilarità. Però Mirri una cosa poteva farla: varare la campagna abbonamenti a settembre scorso, anche se il problema covid era consolidato ed in perfetta evoluzione. Mirri poteva dire: “quest’anno l’abbonamento curve costa 100€, gradinate 200€, tribuna 300€ (cifre a caso, di testa mia). Non sappiamo quando e se si potrà entrare allo stadio. Ma il campionato inizia, va avanti, gli impegni vanno mantenuti, le spese ci sono, chi può faccia la sua parte e mi aiuti a sostenere la nostra amata squadra”.
Mirri poteva fare il furbo, avrebbe potuto promettere ciò che, poi abbiamo visto, sarebbe stato impossibile mantenere. Poteva fare lo gnorri ed approfittare ma non lo ha fatto. Ed intanto ha pagato. Gli stipendi ai giocatori sono stati versati, quelli agli allenatori e agli altri dirigenti pure, la nafta per il pullman non è mai mancata, aerei, navi, treni, alberghi, ristoranti, tutto è stato pagato. Iva, irpef, irap, imu, tari, chi più ne ha più ne metta. La costruzione di un centro sportivo (accessorio immobiliare essenziale che Palermo non ha mai avuto) è stata finanziata ed il progetto è stato avviato. E dinanzi a tante spese, Mirri è stato così Signore che non ci ha chiesto nulla, al massimo sostegno morale (quindi aggratis ma anche in questo siamo stati no parsimoniosi, peggio: micragnosi). Io avrei voluto vedere, se questa cosa degli abbonamenti fosse stata fatta, quanti abitanti “della quinta città d’Italia” avrebbero sottoscritto il loro abbonamento. E si perché secondo certe teste l’essere quinta città d’Italia non comporta oneri per i tifosi ma solo privilegi che però mai nessuno ha mai saputo esprimere. L’essere quinta città d’Italia significa, sempre secondo loro, che occorre un grosso impegno economico che però altri devono sostenere e devono rendersi conto che ci spetta per natura divina. Un grande profilo imprenditoriale che se non c’è deve concretizzarsi dal nulla, come uno strofinare la lampada di Aladino, siamo la quinta città d’Italia e non ci sono cazzi! Che questa forza economica (che evidentemente non c’è in serie C e in pieno covid) sia mancante dovrebbe diventare una coscienziosa presa d’atto della realtà e che le essenziali risorse per andare avanti occorrerebbe che ce li costruissimo da soli (proprio per non aver bisogno di nessuno e che nessun altro si permetta più di dirci sprezzante in faccia “voi non ce li avete 90 milioni” (memoria corta certuni)) è qualcosa di molto complesso e molto difficile da metabolizzare. Ci sono utenti che non si sono accorti, è evidente, che questa squadra era fallita, che fu fatta tabula rasa, che si è dovuto ricominciare da zero e che se l’essere la quinta città d’Italia non potesse sortire dei privilegi, nemmeno avremmo dovuto farlo diventare un fardello insopportabile. C’erano altri soggetti interessati a fondare il nuovo club? Sicuro ma qual era la bontà del loro progetto? La città aveva, ed ha tuttora, una sua rappresentanza politica, è stato loro compito individuare chi poteva meglio riuscire a rifondare il calcio a Palermo, se hanno scelto il duo Mirri Di Piazza avranno avuto le loro buone ragioni. Se qualcuno ha certezze metafisiche che altri avrebbero fatto senz’altro meglio, le tiri fuori.
Tra poco inizieranno i playoff: ma vi ricordate che questo era l’obiettivo promesso? Lo sapete che tra le 28 partecipanti soltanto una arriverà al traguardo? E le altre? Le altre, semplicemente, avranno perso. Perché è ancora questo il senso dello sport: chi vince vince e chi perde perde, è sempre stato così. Tranne a Palermo evidentemente che a quanto pare o si vince o si ha fallito su tutto, o si vince o siamo stati presi in giro, o si vince o Mirri è indegno, o si vince o Mirri è un truffaldino. E questo lo hanno scritto in tanti, dall’alto delle loro 50 euro che è il costo dell’abbonamento a Eleven. Altro non hanno messo. Nulla hanno versato ma già il divano è pronto, la birra è già messa all’agghiaccio e il tifoso quinto d’Italia si appresta a godersi questi playoff, a palpitare per quei colori, a sperare che il miracolo accada, a sperare che la squadra costruita con i sacrifici di quel “morto di fame” di Mirri sovverta ogni pronostico (“tanto lo sa che non ha dove andare e deve cedere". Ma cedere a chi? A quali condizioni?) E se accadesse il miracolo? Come si fa a palpitare per ciò che è da un anno intero che si disprezza? Peccato che le speranze di vittoria siano davvero poche, perché dopo le vagonate di fango e di merda che si sono tirate alle spalle di chi ci ha messo milioni per fare andare in giro per l’Italia una squadra di nome Palermo e che rappresentasse i nostri colori, a sbancare Catania, ad esultare nel loro stadio, davanti alle loro deluse facce, con quale coraggio si correrebbe a piazza Politeama con la bandiera in mano e i clacson strombazzanti? E si spera che ciò accada. Ma purtroppo non si vincerà, quindi il “pirucchiusu” Mirri ci ha presi tutti per il culo. Che è un po’ quello che accadrà a tutte le rimanenti 27 squadre dei playoff, giusto? Saranno arrivati secondi o saranno arrivati decimi, l’anno prossimo ci ritroveremo di nuovo in serie C ed a pari punti.
Ma siamo sicuri che noi abitanti della quinta città d’Italia meritassimo uno che pur avendo i suoi limiti ci ha messo cuore, passione e danaro di tasca propria sottraendolo alla sua famiglia? Secondo me no. Secondo me meritiamo l’ennesimo predatore che ci dirà che ama Palermo e i palermitani (e ammuccamu!), che ha dozzine e dozzine di milioni pronti da spendere a Palermo. L’esperienza appena trascorsa evidentemente non ci ha insegnato nulla. Via il palermitano Mirri, meglio un romano che dispensa chiacchiere a destra e a manca, che per adesso tifa per una squadra di Genova ma non ha preclusione alcuna ad indossare la sciarpa rosanero. E' incredibile ma stiamo pregando per questo.