Fino alla fine di dicembre, tutto mi era chiaro e tutto stava andando come era ampiamente prevedibile, se, proprio per la nostra natura di tifosi, non guardassimo al Catania con degli spessi paraocchi foderati di rossazzurro. Sin dalla sua presentazione Lo Monaco aveva dichiarato, che non era tempo di sogni di gloria, perché aveva trovato la società sull’orlo del fallimento e che, di conseguenza, l’obiettivo principale era il risanamento societario, più che una pronta risalita verso le serie superiori. Partendo da questo punto di vista, logica la campagna acquisti fatta al risparmio sia in termini di spesa per acquisto giocatori, che in termini di ingaggio economico agli stessi. Anche per l’allenatore è scelto in funzione del risparmio, facendo cadere la propria scelta su un, quasi, neofita della categoria, Rigoli, invece di un allenatore già esperto, rodato ed abituato a vincere. Con queste premesse, cartellini gratuiti ed ingaggi bassi, ovviamente i calciatori arrivati erano tutt’altro che prime scelte e quasi tutti, esclusi i confermati e Pisseri, l’anno precedente avevano giocato pochissimo, se non addirittura niente. A me è sembrato ovvio che con una squadra di tal fatta fosse arduo parlare di serie B, l’unico obiettivo realistico sarebbe stato centrare i play off, perché raggiungibili dalla decima posizione in poi, e quindi tentare la ruota della fortuna. A questo punto, a mio modo di vedere Lo Monaco, forse per abbindolare alcuni tifosi, fa l’errore di dire che la squadra fatta fosse al livello delle prime, incrementando illusione nei tifosi che vogliono sempre vedere il Catania tra le prime. M non è così. Il campionato inizia ed i nostri, tra alti e bassi, rimediano i 7 punti di penalizzazione e si avvicinano alle posizioni utili. Poi a campionato iniziato viene tesserato lo svincolato Mazzarani, una buona mossa la giudico all’epoca, perché, con poca spesa, si incrementa il tasso tecnico della squadra, che grazie all’ultimo innesto, riesce ad entrare nella griglia dei play off. A questo punto vengono al pettine i nodi della spavalderia estiva di Lo Monaco, la squadra non decolla, ma procede nei suoi alti e bassi con vittorie ed inopinate sconfitte contro squadre sicuramente meno forti ed i tifosi cominciano a rumoreggiare nei confronti di Rigoli, colpevole effettivamente di non aver dato un briciolo di gioco alla squadra, che vive delle prodezze dei singoli, chiedendone la testa. Io sono sicuro che non sarà cambiato, perché viste le premesse, obiettivo primario il risanamento economico e raggiungimento dei play off, siamo in linea con quanto programmato. Invece a gennaio iniziano le cose per me incomprensibili, innanzitutto con il tesseramento di Marchese un difensore, da innestare in un reparto che è tra i migliori del girone, che comporta, Giovanni per la sua storia deve giocare, un rivoluzionamento del reparto da cui a tutt’oggi non ci siamo ancora ripresi. Poi vengono acquistati Pozzebon e Tavares, che vanno a rinforzare un reparto asfittico ed infine, dopo la catastrofe di Agrigento, non diversa però da quella di Siracusa o Francavilla Fontana, per citarne solo due, viene licenziato Rigoli. Perché mi chiedo io, dato che l’allenatore era perfettamente in linea con gli obiettivi dichiarati da Lo Monaco? La mossa non la trovo logica a meno che ….. a meno che, non siano mutati gli obiettivi societari e da adesso si giochi per vincere, cosa che con Rigoli era da escludere. E qui lo ammetto, per una decina di giorni, fino alla disfatta con il Melfi, mi ero illuso che qualcosa fosse cambiato e finalmente anche noi potevamo giocare per vincere, come gli altri. Invece …… invece le cose sono precipitate e siamo qui a scrivere di annata persa di reset totale dei giocatori, sarebbe il quinto, d altre amenità del genere.