Capomulini (CT), 24 Luglio 2015
Cari forensi,
le parole di Pulvirenti sono state il suggello di un fallimento umano ormai compiuto: un truffatore reo confesso che recrimina affermando di essere stato truffato incorre nel ridicolo. E dire che io avevo riposto le mie aspettative su questa persona e l'esaltavo come colui che aveva risollevato le sorti del calcio catanese a livelli mai sperati! In un messaggio di qualche anno fa ne avevo fatto incautamente, per quanto scherzosamente, un benefattore dell'umanità da collocare accanto a Socrate, Buddha e Gesù. Dio mi perdoni. Quante volte avrò visto in questi anni il video degli ultimi istanti di recupero della partita contro l'Albinoleffe, in cui Pulvirenti e Orazio Russo si abbracciavano per condividere l'emozione dell'impresa imminente! Ormai Pulvirenti è solo un imbroglione malaccorto, dispaciuto soltanto di essere stato sorpreso, non già pentito di ciò che ha fatto: basta un atto di slealtà per mandare in fumo e vanificare tutte le buone opere di questo mondo. Gli juventini hanno finalmente potuto riesumare da un comodo oblio la storia del goal di Bergessio per rispedire al mittente le accuse di Pulvirenti per quel furto definito allora scandaloso: lo scandaloso adesso è Pulvirenti, finalmente lo possono spernacchiare quanto vogliono. E se non posso più neppure gridare che questo sistema calcistico che premia i soliti disonesti è marcio e contrapporgli i miei valori di tifo per cui non è importante vincere a tutti i costi, ma portare avanti i simboli di una appartenenza territoriale a dispetto di tutto e di tutti, che cosa lo seguo a fare il calcio, quando chiunque sarà autorizzato a zittirmi perché anche il Catania, grazie a Pulvirenti, è rimasto impelagato nelle lordure di questa Babilonia? A quella conferenza il nostro ex presidente avrebbe dovuto chiedere perdono a tutti noi ed esprimere la sua vergogna per la sua condotta ignominiosa: per quanto mi riguarda, si sarebbe dovuto scusare per avermi deluso, per non essere stato all'altezza dell'immeritata ammirazione che avevo per lui, per essersi comportato come un operatore di meretricio. Cordiali saluti,
Marco Tullio