Da tifoso, da sportivo, da catanese mi sentivo ebbro di orgoglio e di felicità quando ad otto giornate dalla conclusione il nostro Catania stazionava ai piani alti della classifica, ad un passo da quelle posizioni che contano e che significano Europa.
Un sogno lungo un'intera esistenza; la naturale continuazione, se umano è migliorarsi, di un progetto sano iniziato con la splendida promozione in serie A.
Tutti credevamo ormai in questo fantastico traguardo, perchè supportato da mezzi tecnici adeguati, da una società solida e da un calendario sulla carta abbordabilissimo. Tutti ci credevamo, sfido chiunque a rimangiarsi quanto detto o pensato appena quaranta giorni fa. Tutti ormai puntavano apertamente a questo piccolo "paradiso" sportivo che sarebbe stato unico sinora nella storia rossazzurra. Poi cosa è successo? Tutti abbiamo una risposta, molto probabilmente, da ricercare nel terremoto dirigenziale che ha portato alle dimissioni di Pietro Lo Monaco a cui andrebbe aggiunto l'incessante tormentone mediatico sulla prossima panchina di Vincenzo Montella. Beh, la risposta tutto sommato sarebbe corretta, ma è solo un'affermazione che guarda solo la superficie delle vicende umane e terrene in senso lato.
Forse esagero, ma in questa inaspettata involuzione di risultato, in questo mancato raggiungimento di una rotta ormai vicinissima, in questo dissolversi come bolle di sapone di un capolavoro sul quale mancava solo la pennellata finale, vedo il destino crudele di noi isolani e di noi catanesi in particolare. Un destino che, al momento in cui stiamo per fare il grande passo, trova sempre dei motivi, delle situazioni che rendono vano ogni sforzo, mandando tutto all'aria.
Quanto successo in queste ultime otto giornate è una versione soft, una versione anestetizzata di quanto avvenuto nella stagione 2006-2007 quando anche lì, forse in maniera ancor più straordinaria (perché eravamo matricola e con un tasso tecnico-societario nettamente inferiore all'attuale) sfioravamo il cielo con un dito con quello strepitoso quarto posto in classifica. Una città che si apprestava a cambiare gli iniziali obiettivi per puntare a qualcosa che a un certo punto sembrava possibile...fino a quella maledetta serata del 2 febbraio quando la bestialità umana ebbe la meglio, come se una malvagia forza superiore avesse detto "non potete permettervi certi lussi, dovete ritornare a soffrire".
Riallacciandomi ad oggi, il terremoto dirigenziale non ha seminato morti, per fortuna, ma è pur sempre un evento che sembra stigmatizzare su un solito copione oscuro che vuole che nella nostra terra sportiva (e non...) ci si perda nel momento più bello.
Pensiamoci bene: che senso ha andarsene via nel momento in cui si doveva cominciare a vedere crescere e svilupparsi il frutto del proprio lavoro e delle proprie scelte felici? La costruzione di Torre del Grifo non doveva essere il punto di arrivo di PLM, ma solo l'anno zero per il dirigente. Secondo la logica delle cose. Ma poi ha prevalso l'irrazionale. Perché irrazionali sono i motivi di questo sisma in seno al Calcio Catania. E più scaviamo a fondo e più ci possiamo "addannare" (perdonademi il termine, ma non ne trovo uno più "efficace") di come un progetto che quest'anno doveva solo conoscere il primo di tanti capitoli appassionanti si sia dovuto "resettare", anzi "formattare" con un riavvio di cui non si saprà con che tempi e modi procederà (e non è poco, rispetto al senso di sicurezza che avrebbe infuso la continuazione col vecchio staff !!!).
Calcio Catania, sport dunque, come emblema di una terra che nel volersi risollevare inizia a soffrire di vertigini, come a provare il piacere masochista di soffrire, di guadagnarsi il minimo indispensabile, ossia la sopravvivenza.
Giovanni Verga docet...
Forse qualcuno dirà: ma è ciò che meritiamo, in fin dei conti. Dunque anche una città come Parma merita il posto che occupa?
Una città che per quindici anni ha ottenuto dieci volte tanto ciò che le spettava, grazie alle porcate finanziarie dei Tanzi con le quali compravano i migliori giocatori in circolazione, per la legge del contrappasso avrebbe dovuto iniziare dal campionato di eccellenza... E invece eccola lì, come se niente fosse accaduto, a ritrovarsi probabilmente ripescata in Uefa e tornare ad essere tra le "grandi".
Forse una città come Catania, amministrata in cotanta maniera ed abitata da gente come i catanesi di più non può meritare?
Allora ditemi che ci fa, con tutto rispetto, una città come Napoli ad aver sfiorato la semifinale di Champions....
No, cari fratelli rossazzurri, perdonatemi il pessimismo che in queste settimane mi ha avvolto, ma ho la sensazione che noi siamo, sportivamente, figli di un Dio minore...
Eravamo lì ad un passo dalla leggenda e tutto è andato all'aria; un'occasione storica sfumata (come perdere sul proprio stadio la finale di CL...!!), per il sopravvenire dell'imponderabile.