...al secolo Pierluigi Casiraghi e Roberto Donadoni. Criticatissimi fin dal primo comunicato stampa con cui si certificava l'incarico per le rispettive selezioni, veniva loro rimproverata l'amicizia con Albertini, uomo nuovo del calcio post-scandalo, e la contemporanea mancanza di due requisiti ritenuti fondamentali: non essere tecnici di Federazione e non avere grande o addirittura alcuna esperienza nella conduzione di club.
Casiraghi bene o male é stato meno nell'occhio del ciclone, anche perchè non c'era per lui miglior riparo dello stesso selezionatore della nazionale maggiore, vero grande bersaglio in questi mesi di conduzione tecnica.
Donadoni non é esente da colpe, alcune convocazioni ed alcune scelte di formazione appaiono ancora incomprensibili, il suo carattere chiuso e poco propenso al dialogo lo ha reso agli occhi della stampa (che sa come e quando fare male) simpatico più o meno come Zeman, eppure ieri abbiamo vinto il nostro girone, malgrado la sorte in questi mesi abbia fatto di tutto per complicare le cose.
La sorte in che senso? Nel senso di sorteggio, ad esempio, perchè affrontare la Francia vicecampione del mondo per due volte in due anni a settembre, quando i galletti giocano ormai da due mesi ed i polli italiani hanno iniziato a mandare i superspot Sky da appena un paio di settimane, non é proprio il massimo della vita. A quell'Italia che iniziò il suo ciclo europeo con la disfatta di Parigi ed il pareggio casalingo con la Lituania e che quest'anno, pronti via, si é ritrovata ad affrontare in maniera anonima i Francesi a Milano, quasi tutti chiedevano gioco, gol, risultati ed effervescenza, il tutto senza mettere minimamente sul piatto della bilancia l'acido lattico che irrorava le fibre muscolari dei nostri.
La sorte aveva poi dato a Donadoni un'Italia post-mondiale, sazia e beata nello specchiarsi in quell'alloro insperato. Chiedete a Bearzot cosa accadde dal settembre del 1982 ai primi del 1984 nelle qualificazioni europee e se avete un pò di tempo fate lo stesso con Vicini, che si giocò la qualificazione all'europeo 1992 nella battaglia di Russia, ultimo incontro del girone, tornando a Roma con un niente di fatto.
Per finire la sorte ha stabilito che l'Italia si sarebbe dovuta giocare la partecipazione ai prossimi campionati europei uscendo indenne dalla bolgia di Glasgow, dove l'aspettavano cinquantamila civilissimi, ma assatanati, Scozzesi, gente che fino a ieri in quello stadio aveva visto soltanto vincere la propria nazionale, terra di Scozia in cui l'Italia del pallone non aveva mai vinto. La sorte ha oltretutto voluto che sotto la tribuna opposta a quella delle televisioni operasse un guardalinee miope e/o distratto, capace di annullare il gol valido agli azzurri e convalidare quello in fuorigioco agli Scozzesi. Abbiamo giocato ad handicap, praticamente.
Insomma, ce n'era a volontà per tornare tutti a casa e dovere aprire gli ombrelli all'uscita dall'aereo per evitare pomodori ed uova, piuttosto che gocce di pioggia. Invece ieri Donadoni e i ragazzi scesi in campo hanno giocato una partita epica, bella, di personalità, quasi perfetta, hanno vinto la gara ed in pratica anche il girone, zittendo un bel pò di persone e personalità, che si lamentavano dell'ufficio della raccomandazione in una repubblica che ne fa uso smodato e nei settori più disparati da decenni e decenni. Un pò come il toro che dice c o r n u t o all'asino.
L'Italia questa é, pacienza.